Ecuador: conflitto tra Governo e indigeni si radicalizza, in migliaia dalla “sierra” affluiti a Quito. Dai vescovi nuovo appello al dialogo

Nonostante il filo del dialogo sia stato tenuto aperto dalla mediazione di Conferenza episcopale, Onu e quattro Università, si fa sempre più intricata la situazione in Ecuador. Mentre stanno emergendo nuove denunce sulla repressione governativa nel corso delle manifestazioni dei giorni scorsi, continuano ad arrivare a Quito carovane di indigeni, ormai accampati, oltre che nel tradizionale sito del parque del Arbolito, anche nelle vicine università, che hanno offerto loro ospitalità. E le posizioni rischiano di cristallizzarsi, mentre proseguono manifestazioni e repressione . Un’informativa de “Consejo Defensorial” e di Amnesty International parla di 1.070 persone arrestate, tra le quali 460 nella provincia di Pichincha, quella della Capitale, e 370 in quella di Guayas, il cui capoluogo è Guayaquil. La Defensoría del Pueblo riporta che 855 persone ferite sono state assistite in 9 giorni di protesta.

https://twitter.com/pichinchauniver/status/1182911379034034181

In tale contesto, la Conferenza episcopale ecuadoriana (Cee) ha emesso nel tardo pomeriggio di ieri (ora locale) una breve nota nella quale si chiede con forza “al Governo e alle organizzazioni indigene e sociali di sedersi a dialogare, con proposte concrete che diano beneficio a tutti i settori del Paese”. I vescovi si uniscono nella preghiera e nella solidarietà con “le persone ferite o che hanno perso la vita e i loro familiari”. Ancora, scrivono i vescovi nella breve nota del Consiglio di presidenza della Cee, “condanniamo qualsiasi tipo di violenza, perché siamo fratelli e amiamo la pace”.

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