Chiara Lubich: Di Nicola (Univ. Leonardo da Vinci), “per lei i mezzi di comunicazione erano dei mezzi di Dio”

“I collegamenti erano un’esperienza di Chiesa viva, ci si convinceva che l’amore reciproco era una calamita per il risorto”. A dirlo è Giulia Paola Di Nicola, sociologa dell’Università Leonardo da Vinci di Chieti, a proposito dei collegamenti telefonici che Chiara Lubich realizzò negli anni e raccolti dal libro “Conversazioni”, pubblicato da Città nuova, presentato oggi a Roma all’Università pontificia salesiana. “Rispetto al mondo cattolico dell’epoca, Chiara dava prova di segnali d’avanguardia – ha commentato -. Cinema, radio e Tv erano visti come vettori di una cultura secolarizzata nei primi decenni del secondo dopoguerra. L’obiettivo della Chiesa era incoraggiare all’uso di strumenti propri e tutto quello che poteva contribuire a costruire una società cristiana. I grandi eventi del Movimento dei focolari hanno rotto un certo immobilismo. I mezzi di comunicazione apparivano a Chiara come dei mezzi di Dio”. “Chi rispondeva alla chiamata – ha aggiunto la docente – sapeva che non si doveva aspettare paroloni. Chiara Lubich usava immagini, storie. Incisiva era la sua capacità di formulare brevi espressioni che passavano di bocca in bocca in una sorta di codice di riconoscimento. Con i collegamenti c’era la possibilità di rendere possibile l’impossibile come oltrepassare lo spazio e le dogane, raggiungere persone diverse che erano invitate a lasciare i propri affari. Dava testimonianza della possibile unità nel rispetto delle differenze, senza offendere nessuno anche su temi sensibili. I collegamenti straripavano dai gruppetti. Si aprivano scenari di interesse ritenuti allora estranei come l’economia e il denaro, considerato lo sterco del diavolo. Agli occhi di Chiara Lubich la spiritualità doveva unirsi a dei piedi ben piantati sulla terra. I laici potevano servirsi al centro della Chiesa. Chiara comunicava la sua anima libera di esporsi, ciò è stato ed è controcorrente alla cultura del sospetto. L’importante era rivolgere lo sguardo verso Dio e fare del proprio percorso un santo viaggio”.

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