Venezuela: Azuaje (presidente vescovi), “dubbi su legittimità nuovo mandato Maduro. C’è bisogno di un cambiamento integrale di politica e leader”

“Un cambiamento integrale di politica e leader” tramite “l’unione dei venezuelani dentro e fuori dal Paese” per ricostruire il Venezuela. È l’appello di mons. José Luis Azuaje Ayala, arcivescovo di Maracaibo e presidente della Conferenza episcopale del Venezuala, nella sua lunga prolusione in apertura della 61ª Assemblea plenaria dell’episcopato, in corso in questi giorni a Caracas. Il 2019, ha osservato, si apre in un clima di “grande incertezza nella vita personale, istituzionale e comunitaria di un popolo”. Il riferimento è alle ultime vicende politiche del Paese: all’Assemblea nazionale legittimamente eletta (e contraria al nuovo mandato di Nicolas Maduro) è stato tolto il potere legislativo per assegnarlo ad un’Assemblea costituente. E il 10 gennaio prossimo, Maduro giurerà per assumere il suo secondo mandato di presidente, dopo aver vinto le elezioni anticipate del 20 maggio scorso, boicottate dall’opposizione. “Tanti i dubbi su questo giuramento, è legittimo, è illegittimo?”, si è chiesto mons. Azuaje: “La storia, al momento opportuno”, darà “il suo verdetto. Ciò che è certo è che nel Paese si sta vivendo una crisi sproporzionata in tutti gli ambiti, però sfortunatamente coloro che hanno guidato il governo durante questi ultimi anni, producendo un deterioramento umano e sociale nella popolazione e nella ricchezza della nazione, continuano sulla stessa strada, senza cambiamenti significativi nell’economia e per il miglioramento delle condizioni di vita dei venezuelani”. “Proseguire nello stesso modo – ha sottolineato – significa portare il popolo sull’orlo del precipizio”. Il presidente dei vescovi elenca tutti i grandi problemi del Venezuela: “Il tasso altissimo di povertà, l’aumento delle persone malate che non possono essere curate da istituzioni sanitarie collassate, maggiore minaccia e repressione, una violenza incontrollabile con oltre 20.000 persone assassinate durante il 2018, l’iperinflazione e la distruzione del settore produttivo, la corruzione aperta e brutale, la più grande emigrazione della storia venezuelana, centinaia di detenuti politici, civili e militari che reclamano giustizia, le violazioni dei diritti umani che hanno avuto il suo apice nell’assassinio del giovane indigeno Pemon Charly Peñaloza di 21 anni e la repressione delle comunità indigene e dei leader comunitari”. “Cambiare completamente queste politiche “, ha ribadito, “è un proposito ineludibile, urgente. È la sfida per l’anno che inizia”.

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