Terremoto a Catania: parroco di Pennisi (Acireale), “ricostruire chiese e oratori significa aiutare a ritrovare la normalità”

“Anche noi parroci dei paesi etnei abbiamo vissuto lo stesso sgomento dei cittadini e condividiamo con loro gli stessi disagi. Ricostruire le chiese e riaprire gli oratori significa aiutare le comunità a ritrovare la loro normalità, garantire spazi di aggregazione e servizi, permettere la preghiera comunitaria”. Da Pennisi e Fiandaca, frazioni di Acireale tra le più colpite dal sisma che, lo scorso 26 dicembre, ha interessato i paesi alle pendici dell’Etna, don Mirco Barillari racconta l’impegno della Chiesa e della comunità nel ripartire. “Abbiamo celebrato messa all’interno di una scuola – dice – e nei prossimi giorni saremo anche in uno degli hotel che ospitano la maggior parte dei nostri concittadini. Condivideremo con gli sfollati la cena e anche il Signore: chi vorrà, infatti, potrà celebrare messa con noi all’interno dello stesso albergo”. Anche don Mirco è un terremotato e uno sfollato: il campanile della sua chiesa è crollato, distruggendo anche la canonica e lasciandolo illeso solo perché il muro al quale era appoggiato il suo letto ha retto al colpo. “Dormo nella casa del clero, ad un quarto d’ora di distanza da Pennisi, ma – dice il sacerdote – praticamente vivo ospite delle famiglie della frazione. Loro hanno bisogno di una parola di conforto, di una presenza, ed io ho bisogno di loro: non voglio stare lontano. Mi fermo nelle loro case, li ascolto e cerco di dare loro consolazione, come cerco di darla a me stesso”.

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