Sea Watch e Sea Eye: il parroco e la comunità di Lampedusa, “vergognoso trattenere in mare 49 persone. Aprire i porti e accogliere”

foto: Sea Watch

“Assistiamo ormai da quindici giorni al vergognoso trattenimento in mare di 49 persone, uomini, donne e bambini a bordo della #SeaWatch3 e della #SeaEye, che hanno la sola colpa di sperare e sognare il futuro. È inaccettabile, da ogni punto di vista, che qualsiasi dibattito politico venga fatto sulla pelle di persone fragili, ferite e disarmate. Chiediamo al governo italiano di aprire i porti e di permettere alla società civile di poter accogliere senza alcuna resistenza quanti richiedono il nostro aiuto”. È l’appello lanciato dal parroco di Lampedusa don Carmelo La Magra e da tutta la comunità ecclesiale dell’isola siciliana. “Ci sentiamo interpellati dalla Provvidenza – spiega – che ci ha voluto comunità di periferia nel mare Mediterraneo destinata a condividere la sorte di uomini e donne che, a diverso titolo, mettono piede sulla nostra isola di Lampedusa; siamo continuamente spronati dal magistero del Santo Padre e del nostro vescovo a prendere in seria considerazione i segni dei tempi che scorgiamo all’orizzonte e a viverli come opportunità e non come problema. È in grave errore chi ritiene di poter ridurre il cristianesimo alla mera ostensione, o ostentazione, di simboli”. “Rifiutiamo la logica di chi, procurando esclusivamente conflitti tra poveri, vorrebbe far passare per giustizia la prevaricazione e per sicurezza il peggiore dei nazionalismi – afferma don La Magra -. Noi sappiamo che ‘Dio non fa preferenze di persone, ma chi lo teme e pratica la giustizia, a qualunque popolo appartenga, è a lui accetto’ (At 10,34-35). La nostra coscienza, pertanto, non può in alcun modo accettare e ritenere giusta nessuna legge che vada contro questi principi; non crediamo di poter considerare legittima nessuna autorità politica, nessun suo pronunciamento che ci porti a mettere in discussione tali fondamenti della nostra vita di cittadini e cristiani”.

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