Povertà: Cnel, “Italia in fortissimo ritardo sul contrasto”. Investe meno degli altri Paesi Ue per combattere l’esclusione sociale

“Il contrasto alla povertà, il superamento delle disuguaglianze e le politiche per l’inclusione richiedono interventi molteplici il cui pilastro centrale sono le politiche sociali, da finanziare adeguatamente con la dotazione dei fondi nazionali a garanzia delle prestazioni, a partire da quelle definite e da definire come livelli essenziali, e l’infrastruttura territoriale che garantisca uniformità e adeguatezza della rete dei servizi a governance pubblica in ogni Regione”. È quanto sostiene il Consiglio nazionale dell’economia e del lavoro Cnel) nel documento di Osservazioni e proposte su “Povertà, disuguaglianze e inclusione”, in attesa di potersi esprimere sulle misure relative al reddito di cittadinanza.
“L’Italia è in fortissimo ritardo sul contrasto alla povertà”, spiega il Cnel. “La prima misura strutturale di contrasto è stata introdotta, con estremo ritardo, solo nel 2017 con l’introduzione del Rei. Con la crisi, che ha comportato un accrescimento dei bisogni di cura, inclusione e contrasto alla povertà, la dinamica della spesa socio-assistenziale, invece di segnare un incremento, ha registrato nel periodo 2013/2017 una tendenziale stagnazione, pur se con andamenti altalenanti, e peraltro si è andata riducendo in particolare proprio nella componente più importante del welfare territoriale e dei servizi”, si legge nel documento.
“Tra i fattori che determinano la maggiore incidenza della povertà nelle famiglie con figli minori – prosegue il Cnel – ci sono l’insufficienza e la frammentazione di prestazioni e servizi pubblici a sostegno dei figli, che siano capaci di favorire la piena occupazione dei genitori, in particolar modo delle donne. Sono necessarie pertanto politiche di conciliazione tra lavoro e responsabilità familiari che intervengano in maniera coordinata su congedi e permessi, sull’organizzazione del lavoro, su istituti innovativi disciplinati dalla contrattazione collettiva e, soprattutto, sul sistema dei servizi all’infanzia, che risultano ancora scarsamente diffusi”.
Nel documento viene evidenziato che rispetto ai Paesi Ue, l’Italia investe molto meno per l’esclusione sociale rispetto al proprio Pil (0,77% contro 1,8 %), per la famiglia ed i minori (5,98% contro 8,08%) per l’abitazione (0,12% contro 1,5%).

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