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Papa Francesco: al Corpo diplomatico, no a “propensioni populistiche e nazionalistiche”, sì a globalizzazione “poliedrica”

(Foto Siciliani-Gennari/SIR)

Nel periodo tra le due guerre mondiali, “le propensioni populistiche e nazionalistiche prevalsero sull’azione della Società delle Nazioni”: “Il riapparire oggi di tali pulsioni sta progressivamente indebolendo il sistema multilaterale, con l’esito di una generale mancanza di fiducia, di una crisi di credibilità della politica internazionale e di una progressiva marginalizzazione dei membri più vulnerabili della famiglia delle nazioni”. A lanciare il grido d’allarme è il Papa, che nel discorso al Corpo diplomatico ha citato san Paolo VI, il primo Papa a tenere un discorso “memorabile” all’Assemblea delle Nazioni Unite, che “tracciò le finalità della diplomazia multilaterale, le sue caratteristiche e responsabilità nel contesto contemporaneo, evidenziando anche gli elementi di contatto che esistono con la missione spirituale del Papa e dunque della Santa Sede”. Menzionando il centenario della Società delle Nazioni, istituita con il trattato di Versailles firmato il 28 giugno 1919, Francesco l’ha definita “l’inizio della moderna diplomazia multilaterale, mediante la quale gli Stati tentano di sottrarre le relazioni reciproche alla logica della sopraffazione che conduce alla guerra”. “L’esperimento della Società delle Nazioni conobbe ben presto quelle difficoltà, che portarono esattamente vent’anni dopo la sua nascita a un nuovo e più lacerante conflitto, quale fu la Seconda Guerra Mondiale”, ha ricordato il Papa: “Nondimeno essa ha aperto una strada, che verrà percorsa con maggiore decisione con l’istituzione nel 1945 dell’Organizzazione delle Nazioni Unite: una strada sicuramente irta di difficoltà e di contrasti; non sempre efficace, poiché i conflitti purtroppo permangono anche oggi; ma pur sempre un’innegabile opportunità per le Nazioni di incontrarsi e di ricercare soluzioni comuni”. “Premessa indispensabile del successo della diplomazia multilaterale sono la buona volontà e la buona fede degli interlocutori, la disponibilità a un confronto leale e sincero e la volontà di accettare gli inevitabili compromessi che nascono dal confronto tra le parti”, la ricetta della Santa Sede: “Laddove anche uno solo di questi elementi viene a mancare, prevale la ricerca di soluzioni unilaterali e, in ultima istanza, la sopraffazione del più forte sul più debole. La Società delle Nazioni entrò in crisi proprio per questi motivi e, purtroppo, si nota che i medesimi atteggiamenti anche oggi stanno insidiando la tenuta delle principali Organizzazioni internazionali”.

Di qui la necessità che “anche nel tempo presente non venga meno la volontà di un confronto sereno e costruttivo fra gli Stati, pur essendo evidente come i rapporti in seno alla comunità internazionale, e il sistema multilaterale nel suo complesso, stiano attraversando momenti di difficoltà, con il riemergere di tendenze nazionalistiche, che minano la vocazione delle Organizzazioni internazionali ad essere spazio di dialogo e di incontro per tutti i Paesi”. “Ciò è in parte dovuto a una certa incapacità del sistema multilaterale di offrire soluzioni efficaci a diverse situazioni da tempo irrisolte, come alcuni conflitti ‘congelati’, e di affrontare le sfide attuali in modo soddisfacente per tutti”, l’analisi del Papa: “In parte, è il risultato dell’evoluzione delle politiche nazionali, sempre più frequentemente determinate dalla ricerca di un consenso immediato e settario, piuttosto che dal perseguimento paziente del bene comune con risposte di lungo periodo. In parte, è pure l’esito dell’accresciuta preponderanza nelle Organizzazioni internazionali di poteri e gruppi di interesse che impongono le proprie visioni e idee, innescando nuove forme di colonizzazione ideologica, non di rado irrispettose dell’identità, della dignità e della sensibilità dei popoli. In parte, è la conseguenza della reazione in alcune aree del mondo ad una globalizzazione sviluppatasi per certi versi troppo rapidamente e disordinatamente, così che tra la globalizzazione e la localizzazione si produce una tensione”. “Bisogna prestare attenzione alla dimensione globale senza perdere di vista ciò che è locale”, il monito di Francesco: “Dinanzi all’idea di una ‘globalizzazione sferica’, che livella le differenze e nella quale le particolarità sembrano scomparire, è facile che riemergano i nazionalismi, mentre la globalizzazione può essere anche un’opportunità nel momento in cui essa è ‘poliedrica’, ovvero favorisce una tensione positiva fra l’identità di ciascun popolo e Paese e la globalizzazione stessa, secondo il principio che il tutto è superiore alla parte”.

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