Sinodo 2018: Anni (uditore), “abolite le categorie dei giovani che stanno ‘dentro’ la Chiesa e di chi sta ‘fuori’”

Una “grande esperienza di Chiesa universale” per la “differenza di pelle, lingua e approcci”. Così Gioele Anni, giovane uditore di Azione cattolica al recente Sinodo, intervenendo stamani al convegno “Come se vedessero l’invisibile”, organizzato a Roma dall’Ufficio nazionale per la pastorale delle vocazioni della Cei. “Ho portato a casa un’esperienza di pazienza. Ho notato la differenza di problematiche tra i giovani di diverse parti del mondo – ha raccontato -. Ma alla fine si è arrivati all’unità nel documento finale”. Anni ha segnalato la “presenza dei giovani all’interno dell’assemblea sinodale”, che “non era quella di giovani arrivati, ma che si stanno mettendo in discussione, che non hanno ancora una strada definita nella vita”. Quindi, ha ribadito l’importanza di “avere vicino qualcuno che ci accompagna, che sa rischiare con te”. “Per avere giovani che sanno rischiare e vivere i loro sogni c’è bisogno di adulti empatici che non tarpino loro le ali. È emersa la richiesta di un cambio di passo”. Infine, una richiesta. “La pastorale giovanile vocazionale deve riguardare tutti i giovani, nessuno escluso. I giovani che sono dentro la Chiesa fanno le stesse fatiche di quelli che sono fuori. Il sinodo ha aiutato a cambiare queste categorie del ‘dentro –fuori’ con il camminare insieme”.

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