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Giornata mondiale contro la lebbra: card. Turkson, “porre fine a discriminazione, stigmatizzazione e pregiudizio”

(Foto Siciliani-Gennari/SIR)

“Porre fine a discriminazione, stigmatizzazione e pregiudizio”. È l’invito contenuto nel messaggio inviato dal card. Peter Kodwo Appiah Turkson, prefetto del Dicastero per il Servizio dello sviluppo umano integrale, in occasione della 66.ma Giornata mondiale di lotta alla lebbra (morbo di Hansen), che si è celebrata domenica scorsa. “La comunità medica e la società hanno conosciuto negli ultimi anni grandi progressi nella cura delle persone malate di lebbra o morbo di Hansen”, esordisce il cardinale: “La diagnosi è migliorata e molti trattamenti sono più accessibili che in precedenza, tuttavia questa malattia purtroppo colpisce ancora soprattutto le persone più disagiate e più povere. Otre 200mila nuovi casi del morbo di Hansen sono registrati ogni anno, il 94% in 13 diversi Paesi”. “Ci sono molti modi nei quali quest’incontro con i malati di lebbra può essere agevolato”, la proposta del prefetto: “Le nostre istituzioni mediche e i sistemi locali di assistenza sanitaria, collaborando con le agenzie governative e le Ong, possono aiutare a creare alleanze che avranno effetti a lungo termine sulle persone colpite da questa malattia. Non sarà uno sforzo individuale a provocare la necessaria trasformazione di coloro che combattono con la lebbra, bensì un lavoro condiviso di comunione e solidarietà”. “Un altro passo fondamentale sulla via del progresso è la costruzione della consapevolezza, specialmente in quei Paesi in cui la lebbra è una malattia endemica”, scrive Turkson: “Qui il potere dell’educazione e il contributo dell’accademia delle scienze può fare molto per assistere le persone alle quali è stata diagnosticata la lebbra nella ricerca di una soluzione e per aiutare le nostre comunità a tendere una mano benevola e accogliente. Dio benedice sempre questa collaborazione e i benefici per i malati sono tangibili”. Infine, le comunità stesse devono sforzarsi continuamente di eliminare “discriminazione, stigmatizzazione e pregiudizio”, lavorando “alla completa integrazione della persona in tutte le sue dimensioni fisiche e spirituali”.

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