Festa San Geminiano: mons. Castellucci (Modena), “sono tanti gli operai della speranza, che si preoccupano della presenza e non della pubblicità”

“La solennità di San Geminiano è l’occasione più alta nell’anno per rafforzare la collaborazione tra tutte le istituzioni che operano per il bene comune, in un’alleanza, che rafforza nei cittadini la fiducia e nelle autorità il senso del servizio”. Lo ha detto, oggi, mons. Erio Castellucci, arcivescovo di Modena-Nonantola, nel saluto iniziale della Messa, in duomo, per la festa del patrono, San Geminiano. “Come ai tempi di Gesù, così ai tempi di San Geminiano, in tutte le epoche della storia e anche oggi esistono folle stanche e sfinite – ha sottolineato, poi, nell’omelia -. Le dimensioni mondiali della fragilità sono enormi: più di 800 milioni di affamati e più di un miliardo di assetati, decine di popoli in guerra, milioni di vittime della desertificazione e dei disastri climatici, violenze verso la vita debole ed emarginata, persecuzioni ideologiche e antireligiose”. In questa situazione occorre seguire l’esempio di Gesù: “La ‘compassione’ di Gesù non è una semplice commiserazione, ma è una profonda partecipazione”, capace di generare “preghiera e azione”. Sono, ha osservato mons. Castellucci, “le tre parole-chiave della vita cristiana. La compassione permette al dolore dei fratelli di entrare nel mio intimo; la preghiera affida questo dolore al Signore e lo deposita nel suo cuore; l’azione entra nel dolore dei fratelli e lo condivide, alleviandolo”. E, ha avvertito, “sono tante, molte di più di quanto possa apparire, le persone che si fanno prossime ai fratelli deboli e fragili. Nelle nostre case non sono piantate solo le croci, ma anche i semi di speranza e di vita. Dove c’è un lutto, spesso si aprono relazioni nuove e consolanti; dove c’è malattia, tante volte si intensificano anche le premure e gli affetti; dove c’è solitudine e delusione, spunta di frequente la vicinanza”. Sono, ha chiarito l’arcivescovo, “gli operai della speranza, si preoccupano della presenza e non della pubblicità, cercando la prossimità e non la ricompensa. Mentre la stanchezza si vede, la speranza rimane spesso velata, ma scorre nelle vene delle nostre case, delle strade, della città, dei luoghi di lavoro, di cura e di incontro; scorre nelle vene delle nostre comunità cristiane: sia nella loro opera educativa, quotidiana e poco appariscente ma molto preziosa, sia nella loro opera caritativa, portata avanti anche ‘al di là dei loro mezzi'”.

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