Crollo diga in Brasile: il bilancio sale a 99 morti e 253 dispersi. Azionisti di minoranza denunciano la Vale, proprietaria della miniera

Continua a salire il bilancio della tragedia di Brumadinho (Brasile, Stato di Minas Gerais), dove la scorsa settimana la rottura di due dighe nella miniera di ferro di proprietà della Vale ha provocato la fuoriuscita di una colata di fango che si è abbattuta, soprattutto, sui sottostanti uffici della miniera e sul refettorio. Mentre le ricerche sotto il fango sono in alcuni momenti rese difficili dal maltempo, sono 99 le persone trovate morte e 253 quelle disperse. 393 quelle, invece, localizzate.
La battaglia si è trasferita nel frattempo sul piano giudiziario. Mentre il Governo sta tendando di “forzare” le dimissioni dei vertici della Vale, è arrivata ieri la denuncia di alcuni azionisti di minoranza alla Commissione valori immobiliari, perché l’azienda non avrebbe informato adeguatamente gli azionisti sui rischi che si stavano assumendo. Nella denuncia si avanza anche il dubbio che altre situazioni simili si possano verificare in altre miniere della società, in Brasile e all’estero.
La denuncia è stata possibile per la strategia attuata, ormai da anni, dai movimenti sociali e ambientalisti, che comprano poche azioni delle imprese multinazionali per poter partecipare alle assemblee degli azionisti e poter agire anche dall’interno. Anche lo scorso anno gli azionisti di minoranza avevano sollevato, tra gli altri problemi, quello del rischio di crolli di dighe come quelle di Brumadinho.
Si cerca frattanto di scongiurare la catastrofe ecologica, fermando i 15 milioni di metri cubi di fango e resti minerari, prima che si scarichino con tutto il loro carico inquinante nel rio San Francisco.

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