Accoglienza: vescovi calabresi, “necessarie politiche in grado di coniugare solidarietà, crescita e sviluppo delle comunità locali”

“Con riferimento al tema dell’accoglienza”, i vescovi delle Chiese che sono in Calabria ritengono “di non poter esimersi dal rilevare e sottolineare con amarezza la retrocessione del dovere di accoglienza ed ospitalità a mera questione burocratica, privata così di rilevanza e perfino della sua intangibile carica valoriale”. È quanto si legge in una nota stampa diffusa al termine della sessione invernale della Conferenza episcopale calabra, che si è tenuta da lunedì a mercoledì a Reggio Calabria. I presuli “hanno auspicato che ragioni di uguaglianza e giustizia sociale portino a ripensare alla necessità di politiche in grado di coniugare solidarietà, crescita e sviluppo delle comunità locali”, che si ponga come “valida alternativa a modelli di illegalità che – paradossalmente – trovano campo ancor più libero (affermandosi ad esempio nella pervasiva presenza delle ’ndrine o nella diffusione del caporalato) in zone dove l’intervento dello Stato è stato meramente repressivo nei confronti del sistema di accoglienza, accompagnamento ed integrazione sociale dei migranti”. Come antidoto, i vescovi calabresi hanno espresso “l’urgenza di ritornare a comportamenti esemplari e autentici ad ogni livello”, per “attivare sempre più in ogni diocesi processi di formazione delle coscienze, partendo dal basso, dalla gente che anima le comunità, perché ci sia una nuova consapevolezza della Dottrina sociale della Chiesa”.
Rimanendo in ambito politico, riporta ancora la nota, “i pastori delle Chiese particolari calabresi hanno manifestato una profonda preoccupazione per i processi di ‘regionalismo differenziato’ in atto”, manifestando “il timore che dalla legittima autonomia dei territori si possa pervenire ad incrinare il principio intangibile dell’unità dello Stato e della solidarietà”, con il rischio di “generare dinamiche che andrebbero ad accrescere il forte divario già esistente tra le diverse aree del Paese, in particolare tra il Sud ed il Nord”.

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