“Mi auguro di esercitare in questi anni, che mi sono stati dati dal Santo Padre, in qualità di direttore de L’Osservatore Romano, uno sguardo che si faccia vicino ma anche prossimo e forestiero, nel senso di alzare in qualche modo il livello, guardare le cose sub specie aeternitatis, dal punto di vista dell’eternità. È una grande sfida ma ce la metterò tutta”. Lo dice il direttore de L’Osservatore Romano, Andrea Monda, in un’intervista rilasciata a “Parola di Vita”, settimanale della diocesi di Cosenza-Bisignano. Un’intervista in cui indica “lo spirito” del suo nuovo servizio, cioè “quello dell’abbandono alla volontà di Dio”. “L’obiettivo è quello di farsi prossimi e un po’ forestieri. L’immagine è quella dei discepoli di Emmaus, che camminano lungo la strada commentando i fatti del giorno”. “Il fatto del giorno è la morte di Gesù – spiega –. Lui mentre si avvicina ai due discepoli gli dà una chiave di lettura dicendo: voi sapete la cronaca ma forse non avete colto il significato e il senso profondo di questo evento che è la venuta del Messia. E allora ho pensato che L’Osservatore Romano, o un giornalista che voglia esercitare uno sguardo cattolico sul reale, deve essere prima di tutto un compagno di strada, così come fa Gesù con i discepoli, cioè farsi prossimo ma al tempo stesso essere forestiero; infatti i due discepoli dicono a lui: solo tu sei così forestiero da non sapere le cose accadute?”. Secondo Monda, “ci vuole uno sguardo anche forestiero, uno sguardo altro, uno sguardo che dall’alto vede le cose e nota l’opera di Dio nella storia degli uomini”.