Crollo diga in Brasile: arcivescovo Belo Horizonte, “abominio di desolazione”, modelli di sviluppo “da ripensare”

Dom Walmor Oliveira de Azevedo

“Un abominio di desolazione”. Usa le parole del Vangelo di Marco (13,14) l’arcivescovo di Belo Horizonte, dom Walmor Oliveira de Azevedo, per descrivere la catastrofe di Brumadinho (stato brasiliano di Minas Gerais), dove due dighe del bacino degli scarti minerari, nella miniera di ferro della Vale, ha fatto uscire una colata di fango che ha provocato, al momento, la morte di nove persone, mentre i dispersi sono almeno 350. L’arcivescovo si recherà oggi sul luogo della tragedia e celebrerà una messa alle 19.30, nella chiesa di São Sebastião.
Un comunicato della diocesi sottolinea: “L’arcidiocesi di Belo Horizonte si unisce a tutte le vittime, condividendo il loro dolore. Le nostre comunità di fede, specialmente quelle che servono la valle di Paraopeba, sono unite per portare aiuto e sostegno a tutti coloro che soffrono di fronte a una tragedia così penosa”. Prosegue dom. Oliveira de Azevedo: “I danni umani e socio-ambientali sono irreparabili e puntano a un’urgenza, già così evidente: è necessario ripensare modelli di sviluppo che trascurano il rispetto della natura, i parametri della sostenibilità. Una triste coincidenza: venerdì 25, quando una diga si è spezzata nel cuore del nostro amato Brumadinho, il Consiglio della Segreteria di Stato per l’ambiente e lo sviluppo sostenibile dava l’autorizzazione per la ripresa dell’attività mineraria nella Serra da Piedade. Una tragedia avviene e un’altra è annunciata”.
Conclude la nota: “Preghiamo per le vittime di questa tragedia, uniti al cuore di ogni persona e di ogni famiglia sofferente, ancora una volta rinnoviamo il nostro impegno alla solidarietà. È urgente ridurre al minimo il dolore delle persone colpite da questo disastro ambientale, senza dimenticare di seguire da vicino le azioni delle autorità, nelle indagini per appurare le responsabilità di un altro episodio triste e sfortunato, una ferita aperta nel cuore del Minas Gerais”.

Prosegue la nota: “Al di là dell’evidente responsabilità dell’impresa, sosteniamo che lo Stato brasiliano è ugualmente responsabile delle violazioni ai diritti umani che colpiscono le vittime della rottura delle dighe. L’autorizzazione al funzionamento delle dighe in siti minerari, proibite in diversi paesi, la mancata tassazione degli stabilimenti e la mancata responsabilizzazione delle imprese per i danni che provocano rappresentano un’autentica omissione delle autorità brasiliane”.

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