Sea Watch: mons. Pappalardo (Siracusa), “accogliere i migranti per i cristiani è un dovere”

“Le leggi non le conosco e quindi non posso pronunziarmi su quello che non è di mia competenza. Però, dinanzi a una persona che rischia la vita, ognuno di noi per la propria parte si deve attivare per assicurare la migliore accoglienza e salvaguardia della vita e della dignità di queste persone”. Così l’arcivescovo di Siracusa, mons. Salvatore Pappalardo, è intervenuto sulla vicenda della nave dell’ong Sea-Watch 3 con 47 migranti a bordo, da oggi alla fonda nella baia di Santa Panagia, durante la conferenza stampa per il nuovo portale dell’arcidiocesi di Siracusa. “Ho appreso anche io la notizia che il sindaco ha dato la sua disponibilità. Ovviamente fa onore alla città di Siracusa”, ha affermato l’arcivescovo, sottolineando che “oltre al sindaco, ci sono tante altre organizzazioni interessate in questo senso. Mi piace incoraggiarle tutte e speriamo che si risolva al meglio”. “Non possiamo pensare e ragionare in maniera tale che queste persone non abbiano nessun diritto. Hanno diritto alla vita, hanno diritto a poter esser accolti e rispettati come persone umane e perciò quello che è nelle nostre possibilità dobbiamo farlo e mi auguro che in alto loco si pensi in maniera corretta”, ha ammonito mons. Pappalardo. In merito alla eventuale disponibilità della Curia ad accogliere i 47 migranti, l’arcivescovo di Siracusa ha evidenziato che “ovviamente anche noi abbiamo il compito e, direi, forse più degli altri per quella testimonianza che dobbiamo dare al Vangelo, non lo dimentichiamo. Gesù diceva ‘ero forestiero e mi avete accolto’. Questo accogliere i forestieri non è una cosa specifica dei cristiani, perché il fenomeno delle migrazioni c’è sempre stato nella storia con diverse vicende. Ma, per noi cristiani è un dovere”. “Nel forestiero – ha spiegato – c’è proprio il volto di Cristo, quindi come Chiesa non possiamo sottrarci a questo ‘comando’, nel senso che Gesù vuole che i suoi discepoli abbiano uno stile di vita improntato alla carità e quindi dobbiamo fare la nostra parte. Peraltro, ci sono diverse iniziative in diocesi in questo senso di accoglienza, diverse persone, sacerdoti, religiosi che stanno lavorando in questo senso e io non posso che ringraziare il Signore per queste presenze nella nostra Chiesa diocesana e incoraggiare chi si scommette in prima linea”.

© Riproduzione Riservata

Quotidiano

Quotidiano - Italiano

Chiesa

Informativa sulla Privacy