Adeguamento liturgico cattedrali: don Magnani (Cei), “atto di fedeltà al Concilio, di tradizione e di fede, di amore”

foto SIR/Marco Calvarese

“Adeguare una cattedrale non è una mera questione di immagine, è un atto di fedeltà al Concilio e un atto di tradizione e di fede, di amore”, afferma don Don Franco Magnani, direttore dell’Ufficio liturgico nazionale della Cei, introducendo i lavori della giornata di formazione promossa oggi a Roma per illustrare il “Bando nazionale per l’adeguamento liturgico delle cattedrali” pubblicato dall’Ufficio nazionale per i beni culturali ecclesiastici e l’edilizia di culto e dallo stesso Ufficio liturgico nazionale. “A 50 anni dalla chiusura del Concilio riprendiamo con fiducia la grande sfida dell’adeguamento liturgico delle chiese, ma non partiamo da zero”, osserva citando una Nota dei vescovi del 1996. Importante, avverte, qualificare la formazione della committenza. “Adeguare una cattedrale – insiste – è un atto di fedeltà al Concilio e un atto di tradizione e di fede, di amore. Si tratta di consentire che avvenga in maniera bella, buona e vera l’incontro fecondo dello sposo con la sposa”. “Nel n. 23 della Sacrosanctum Concilium troviamo un manifesto di alto livello per il nostro lavoro di adeguamento, una sfida da far tremare i polsi” per la quale “siamo chiamati a fare un gesto di ‘sana tradizione’”. No a “mero funzionalismo”. “Lo spazio architettonico è parte integrante del rito, consente una sinergia dinamica dei molteplici codici in azione. Siamo chiamati – conclude – a intervenire su un nuovo hardware sul quale far funzionare il software della riforma liturgica. Il bando intende rendere possibile questa sfida”.

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