Giornata pace: mons. Nosiglia (Torino), “la nostra società necessita di artigiani della pace. Fondamentale l’impegno delle religioni”

“Viviamo in tempi di diffusa sfiducia che guarda ogni altra persona differente da sé per cultura, religione, nazionalità, con sospetto e paura di perdere la propria identità. Anche sul piano politico non mancano atteggiamenti e posizioni di chiusura e di nazionalismo che mettono in crisi la fraternità e l’accoglienza considerate debolezze o addirittura minacce da rifiutare. Oggi la nostra società necessita di artigiani della pace che testimonino con coraggio l’amore di Dio che è per tutti i suoi figli e opera perché l’intera famiglia umana viva nella comunione, nella accoglienza e nella concordia”. Lo ha affermato ieri sera l’arcivescovo di Torino, mons. Cesare Nosiglia, nel corso dell’incontro interreligioso ospitato all’Arsenale della pace. Un luogo, ha osservato l’arcivescovo, che “ci testimonia come sia possibile operare una pace vera e duratura anche quando sembra impossibile”. “Qui – ha proseguito – sperimentiamo cosa significa edificare ogni giorno la pace tra persone e comunità diverse per cultura, religioni e nazionalità, ma tutti decisi a superare ogni barriera di divisione e di estraneità che li separano, per una comunione che riconosca in ogni persona un fratello e sorella di quella famiglia umana che Dio vuole e per cui ci ha creati”. Richiamando il tema scelto da Papa Francesco per la 52ª Giornata mondiale della pace, Nosiglia ha sottolineato che “la buona politica è a servizio della pace, essa rispetta e promuove i diritti umani fondamentali, che sono anche doveri reciproci, affinché tra le generazioni presenti e future si tessa un legame di fiducia e di riconoscenza”.
L’arcivescovo ha sottolineato che “un impegno fondamentale delle religioni per promuovere questa cultura della pace universale, sta nel pregare per la pace e nell’invitare tutti i propri fedeli a un cammino di conversione del cuore, dell’anima e della comunità di cui fanno parte”. Secondo Nosiglia, la testimonianza dei credenti sarà “fonte di pace, se, con coraggio ed impegno, essi non scenderanno a compromessi su questo piano, ma serenamente e con rispetto del pluralismo proporranno coerentemente la loro visione di persona e di pace nelle varie sedi politiche, culturali, sociali, informative in cui questi problemi si dibattono e si decidono”. L’arcivescovo ha evidenziato come questo chieda “un preciso e forte impegno per le nostre comunità religiose e per ogni credente: quello di insegnare e di testimoniare ogni giorno e in qualsiasi circostanza della vita anche sociale che si può e si deve scommettere sulla forza del bene che vince il male, su un progetto di società assicurato da una giusta e pacifica solidarietà tra tutte le persone pure differenti tra loro, ma parte della stessa umanità”. “La diffusa insicurezza e paura dell’altro – ha notato – tarpano le ali dell’amore e rendono indifferenti verso tutti, poco inclini a credere e a sperare in un mondo dove dominano i ponti e non i muri”. “La pace – ha concluso – ha inizio e dipende dunque dall’impegno di ciascuno di noi credenti e delle nostre comunità religiose anzitutto, e si allarga poi in un costante dialogo e incontro con tutte le componenti della società”.

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