Turismo religioso: card. Bassetti, “fare del patrimonio culturale un luogo diffuso di esperienza della Bellezza”

“Fare in modo che l’enorme patrimonio culturale e relazione del nostro Paese diventi Locus Lucis, luogo diffuso di esperienza della Bellezza”. Questo l’obiettivo che il presidente della Cei, il card. Gualtiero Bassetti, ha indicato oggi nella sua relazione introduttiva al Simposio sul turismo religioso euro-mediterraneo organizzato alla Domus Pacis di Assisi dall’ufficio nazionale per la pastorale del tempo libero, turismo e sport della Cei (18-19 gennaio). “Per la comunità cristiana – spiega il presidente della Cei – significherà acquisire sempre più il volto di una Chiesa in uscita, dove si sperimenta la gioia missionari, che ha sempre la dinamica dell’esodo e del dono, dell’uscire da sé, del camminare e del seminare sempre di nuovo, sempre oltre, facendo proprio lo stile di prendere l’iniziativa, coinvolgersi, accompagnare, fruttificare e festeggiare, con il vizio di lasciare sempre la porta aperta”. E a questo proposito cita Papa Francesco, che in Evangelii gaudium ricorda che “la Chiesa è chiamata ad essere sempre al casa aperta del Padre”, perché “la Chiesa non è una dogana, è la casa paterna dove c’è posto per ciascuno con la sua vita faticosa”. Una sfida, quella del “Locus lucis”, che chiama in causa anche la società civile, chiamata a “realizzare un’ecologia integrale, che comprenda chiaramente le dimensioni umane e sociali, sperimentando quella che Papa Francesco in Laudato si’ chiama ecologia culturale”. Il card. Bassetti ha posto l’attenzione, inoltre, sulla necessità di “un cambio di paradigma”. “Occorre iniziare a considerare il fatto che l’attributo ‘religioso’ non è legato solo al cosa si visita e al come lo si fa, ma è soprattutto legato al chi lo vive – ha sottolineato –. Il turismo non è ‘religioso’ solo perché si realizza nel e con il patrimonio culturale ecclesiale, così come non lo è solo perché si accompagna con un pellegrinaggio o con delle celebrazioni. Ma il turismo è ‘religioso’ soprattutto perché ha la persona al centro”.

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