Politica: card. Bassetti, per Sturzo la politica era “dovere morale e atto d’amore”, per “cambiare le sorti di questo mondo”

“Da quella nascosta preghiera dinanzi al Santissimo Sacramento scaturì una storia di impegno e dedizione alla causa del bene comune che tutti ben conosciamo e che ancor oggi richiama il nostro interesse e la nostra ammirazione”. Così il card. Gualtiero Bassetti, arcivescovo di Perugia-Città della Pieve e presidente della Cei, ha ricordato la preghiera di don Luigi Sturzo alla vigilia dell’appello ai “liberi e forti”, avvenuta proprio nella basilica romana dei Santi Apostoli, dove il cardinale ha presieduto oggi la Messa, nel centenario di quell’avvenimento e nel 60° della morte del prete di Caltagirone. “Sturzo concepì la sua attività sociale e politica come esigenza e manifestazione dell’amore cristiano”, ha fatto notare il cardinale: “non valore astratto, ma principio ispiratore dell’azione concreta che porta ad impegnarsi per cambiare le sorti di questo mondo, specialmente riguardo ai più bisognosi”. “L’amore di Sturzo per i poveri non è infatti un epidermico sentimento di filantropia, né è dettato da un superficiale sentimentalismo, ma è un fatto consapevolmente cristiano fondato sulla ‘fratellanza comune per la divina paternità'”, ha proseguito il presidente della Cei: “Egli collega l’ordine naturale con quello soprannaturale e vede nella giustizia e nell’amore quei valori che i cristiani, con l’aiuto e l’esempio di Gesù, hanno il compito di attuare nella storia. Da queste premesse egli concepirà l’impegno politico come dovere morale e atto d’amore”. Poi Bassetti ha citato la definizione che san Giovanni Paolo II diede del fondatore del Partito popolare: “seppe infondere nei cattolici italiani il senso del diritto-dovere della partecipazione alla cosa pubblica al servizio della verità e dei più deboli, mediante l’applicazione dei principi della dottrina sociale della Chiesa”.

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