Luigi Sturzo: card. Bassetti, oggi è “essere fedeli al Vangelo, non seguire falsi profeti, difendere sempre la persona e la vita”

foto SIR/Marco Calvarese

Per il card. Gualtiero Bassetti, arcivescovo di Perugia-Città della Pieve e presidente della Cei, l’appello ai liberi e forti lanciato 100 anni fa da don Luigi Sturzo lascia “tre grandi eredità su cui vale la pena riflettere”. In primo luogo, afferma il porporato su Il Settimanale in lingua italiana de L’Osservatore Romano da oggi in edicola, “rimane la figura di don Luigi Sturzo, la sua umanità, la sua cultura e la sua fede”. Quindi “lo spirito di servizio all’umanità ferita” e “travolta dalla Prima guerra mondiale”. Infine, “di quel manifesto di cento anni fa rimane l’assoluta centralità della dottrina sociale della Chiesa cattolica”. Tre eredità che secondo Bassetti “parlano all’uomo contemporaneo, interrogano profondamente la nostra società così marcatamente individualista e nichilista e soprattutto esortano a una riflessione profonda tutti i cattolici”. Perché quell’appello “è il prodotto di una stagione alta e nobile del cattolicesimo politico italiano che ha dato un contribuito fondamentale a costruire l’Italia contemporanea e a formare una civiltà basata sull’umanesimo cristiano. Una civiltà basata sulla dignità incalpestabile della persona umana che rinuncia, in nome del Vangelo, a ogni volontà di oppressione del povero e a ogni rigurgito xenofobo o razzista”. Oggi, spiega il presidente Cei, essere “liberi e forti” significa, “prima di tutto, essere fedeli al Vangelo in ogni campo dell’agire umano, anche in quello politico, e farsi annunciatori gioiosi dell’amore di Cristo con mitezza, sobrietà e carità. In secondo luogo, significa resistere alla tentazione di seguire i falsi profeti che celebrano Dio soltanto con la bocca ma che invece celebrano se stessi e non sanno amare. E infine significa farsi difensori coraggiosi della persona umana in ogni momento dell’esistenza: perché la vita non si uccide, non si compra, non si sfrutta e non si odia”.

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