Regno Unito: Westminster, non passa la mozione di sfiducia contro la May. Ora la premier deve inventare un piano B per il Brexit

(Londra) Stessa aula dei Comuni, stessi deputati, stessi leader: eppure questa volta Theresa May ha vinto con 325 voti contro 306. A Westminster tutto sembra ricominciare daccapo e la sconfitta cocente di ieri, di 432 voti contro 202, con la quale il parlamento britannico ha bocciato l’accordo che la premier aveva firmato con la Ue lo scorso novembre, è solo un brutto di ricordo. La mozione di sfiducia presentata dal leader dell’opposizione laburista Jeremy Corbyn ha fallito – per pochi voti – la sua missione di provocare elezioni generali. Per la premier hanno votato questa volta, oltre ai deputati conservatori, anche i dieci nordirlandesi del partito Dup. “Non prendo con leggerezza questa fiducia che il parlamento mi ha espresso”, ha dichiarato subito Theresa May, “e proseguo nel mio lavoro per garantire sicurezza e prosperità, un Paese unito”, e confermare “il risultato del referendum del 2016 a favore di Brexit”. La premier ha anche annunciato che comincerà subito trattative con i parlamentari di tutti i partiti per trovare una maggioranza attorno a una soluzione che superi la battuta di arresto di ieri sera. Quale sia questa nuova proposta, che la May dovrà presentare al parlamento lunedì prossimo, non è chiaro. Alla vigilia del voto, il leader laburista Jeremy Corbyn aveva usato parole molto forti e definito l’amministrazione May “un governo di zombie”. Si era impegnato, però, a non proporre più mozioni di sfiducia se questa fosse fallita. Ancora una volta la premier è sopravvissuta a chi la voleva fuori gioco. Il Brexit è dietro l’angolo (29 marzo): May dovrà inventare al più presto una strategia nuova che convinca Westminster e i 27 Paesi dell’Ue.

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