Giornalismo: Romagnoli (scrittore), “evitare che venga stritolato da qualcosa che gli somigli”

“Essendo ineludibile il tempo della rete, occorre valutare che cosa resta del giornalismo e come evitare che venga stritolato da qualcosa che gli assomiglia, ma soltanto perché ne indossa la maschera”. Lo scrive Gabriele Romagnoli, giornalista e scrittore, nell’ultimo numero di Vita e pensiero, la rivista dell’Università Cattolica del Sacro Cuore. Sottolineando che “internet ha cambiato la cronologia dell’informazione”, Romagnoli afferma che “nei quotidiani il resoconto era pubblicato l’indomani”. “C’era tempo per riflettere, scavare – aggiunge -. Esisteva la possibilità dello scoop, per quanto recondita. Tutto questo è preistoria. Ora vige la regola del tempo reale, o quasi”. E il giornalista pone un esempio concreto: “Se nel pezzo della sera per l’indomani c’era modo di costruire un percorso, dare un senso, sul web quel che viene recepito viene poi rilanciato nudo e crudo. Si guadagna in efficacia, ma si perde in credibilità”. In pratica, “il tempo per la verifica è limitato, il numero di inesattezze aumenta in proporzione”. “Se già prima la cura era una rarità, ora diventa un miraggio”. È per questo motivo che “occorre trovare un equilibrio tra rapidità e profondità, non dimenticando che entrambe moltiplicano l’efficacia del testo”. “Stampare richiedeva un processo, alla base del quale esisteva un filtro. Non si può stampare tutto, quindi bisogna scegliere”. Ma “senza filtro, tutto passa”. “Il problema vero diventa l’impossibilità di distinguere. È svanita la gerarchia. Sul web tutto si appiattisce”.

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