Corruzione: Garapon (magistrato), “la risposta sta in un rinnovamento politico”

“Bisogna prendere la corruzione sul serio e non cadere nella trappola di confonderla con una somma di comportamenti individuali da combattere caso per caso”. Lo scrive Antoine Garapon, magistrato francese, segretario dell’Institut des Hautes études sur la justice, nell’ultimo numero di Vita e pensiero, la rivista dell’Università Cattolica del Sacro Cuore. “I nostri contemporanei oscillano tra una sorta di stanchezza, da un lato, e, dall’altro, un’intransigenza che rifiuta ogni mediazione, una ‘democrazia estrema’, corrispondente a una dissoluzione dell’autorità”, aggiunge il magistrato secondo cui questa “democrazia estrema” è favorita dal digitale. Delineando l’evoluzione di una “de-democratizzazione”, Garapon spiega che “il sapere istituito, la scienza, le professioni – soprattutto quelle regolamentate –, il potere viene subito visto come una barriera che suscita la voglia di distruggerla, in nome di una democrazia radicale che finalmente trova nella tecnologia gli strumenti idonei”. “Passando dall’uguaglianza regolata a questa ‘uguaglianza estrema’, la democrazia degenera e finisce per vedere in ogni autorità una minaccia alla libertà e all’uguaglianza”. È così che, secondo il magistrato, “la corruzione ha quindi origine in una rinuncia ai principi democratici”, ma “la risposta alla de-democratizzazione non consiste in un piagnisteo sterile o in un piacere morboso, ma in un rinnovamento politico”.

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