70° Dichiarazione diritti umani: Marassi (Università Cattolica), “la realizzazione non è automatica, occorre azione collaborativa”

Bisogna “celebrare senza retorica l’anniversario di un documento che sanciva un complesso di diritti da ritenere validi in ogni circostanza da parte di tutti gli Stati”. Lo scrive Massimo Marassi, docente di Filosofia teoretica nella facoltà di Lettere e filosofia dell’Università Cattolica del Sacro Cuore, su Vita e pensiero, la rivista dello stesso ateneo, a proposito del 70° anniversario della “Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo”. “Dopo settanta anni, i diritti ivi ratificati godono di un generale riconoscimento, cui corrisponde però, sul piano storico, una loro molteplice e incessante violazione”. Guardando all’oggi, il docente afferma che “non si può ignorare che oggigiorno prevale una carenza fondativa a cui sarebbe poco pertinente rispondere con un eccesso di fondamentalizzazione o con forme di relativismo che alla fine generano un’inarrestabile erosione dell’etico e del politico”. Riferendosi all’impegno degli Stati a garanzia dei diritti, il filosofo sostiene che “sono proprio gli Stati ‘più’ democratici quelli che ritengono lecito esportare la democrazia con la forza, che più frequentemente si sottraggono all’impegno diretto di sottoscrivere convenzioni, trattati e protocolli d’intesa”. A proposito dei “nuovi diritti”, imposti dalle “innovazioni della tecnica”, secondo Marassi, occorre considerarli in funzione di “clonazione, ingegneria delle staminali, implementazione dei sistemi di intelligenza artificiale e robotica umanoide”. “La realizzazione effettiva dei diritti dell’uomo non è automatica. Occorre impegnarsi in un’azione collaborativa al fine di migliorare il potenziale di cambiamento e di evoluzione”.

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