25° Pontificia Accademia Vita: mons. Paglia, “bioetica globale” per “evitare riduzionismo e sostituzione dell’umano”

(Foto Siciliani-Gennari/SIR)

Serve una “bioetica globale”, improntata all’etica della fraternità, per affrontare le sfide delle cosiddette “tecnologie emergenti e convergenti” – ossia le nanotecnologie, le biotecnologie, le tecnologie dell’informazione e le scienze cognitive – ed “evitare sia il rischio del riduzionismo dell’umano, sia l’altro ancor più pericoloso di sostituzione dell’umano”. Lo ha detto mons. Vincenzo Paglia, presidente della Pontificia Accademia per la Vita (Pav), intervenendo alla conferenza stampa di presentazione della lettera del Papa in occasione dei 25 anni della Pav e della prossima assemblea generale su “Roboetica: persone, macchine e salute, in programma dal 25 al 27 febbraio in Vaticano, presso l’Aula nuova del Sinodo. “I processi della globalizzazione collegano sempre più strettamente le questioni che riguardano la vita e la salute alle condizioni sociali e ambientali”, ha fatto notare Paglia, “quindi mettono in gioco la pratica della giustizia”. “Data la pluralità di culture e di saperi scientifici che interagiscono sempre più strettamente nel nostro mondo, occorre elaborare criteri operativi universalmente condivisibili che siano incisivi sulla determinazione delle politiche nazionali e internazionali”, ha fatto notare il vescovo, secondo il quale “i diritti umani sono per molti aspetti il terreno su cui avviene questo confronto e occorre quindi favorire una loro corretta interpretazione, che, come ci diceva Benedetto XVI trovi un giusto equilibrio con i doveri”. Le innovazioni tecnologiche, ha osservato Paglia, “dilatano in modo straordinario la nostra capacità di intervento sulla materia vivente, aprendo nuovi spazi alla nostra responsabilità. Questo vale per le terapie, ma anche per le ipotesi di potenziamento degli organismi viventi. Quello di cui è importante rendersi conto è che non si tratta solo di rendere più efficienti singole funzioni dell’organismo o di trasferirle su supporti artificiali; più profondamente è in gioco un nuovo rapporto con il mondo. Nuovi dispositivi informatici si annidano con crescente pervasività in vari ambiti di realtà, incluso il nostro corpo, che si trova sempre più esposto alle dinamiche della amministrazione secondo criteri della tecnoscienza). È una delle forme di quella che si suole chiamare biopolitica”.

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