Società: Barbano (Il Mattino), “attenzione all’uso delle parole sempre decisivo nel racconto di un Paese”

(da Senigallia) “Dai diritti alla responsabilità. Un nuovo futuro per il Paese”. Su questo tema si chiude, oggi, la tre giorni di studio e formazione del Movimento cristiano lavoratori svoltasi a Senigallia. In una fase cruciale di dibattito che vede l’Italia impegnata a riemergere da una lunga crisi dopo una stagione di dura disintermediazione, l’appuntamento, come già espresso dagli organizzatori, rappresenta “un momento di confronto per ripensare una vera politica di responsabilità sociale”. Al centro della tavola rotonda della sessione mattutina, il volume curato dal giornalista e già direttore de Il Mattino, Alessandro Barbano: “Troppi diritti. L’Italia tradita dalla libertà”. L’autore è stato introdotto dal presidente Mcl, Carlo Costalli, che ha ribadito l’urgenza “di un efficace impegno dei cattolici in politica a partire dai diritti fondamentali e da una convinta cultura civile”, e da Piero Damosso, capo redattore del Tg1 Rai, che ha definito l’incontro marchigiano “un’opportunità per riflettere, senza schemi ideologici ma con uno spirito di apertura sul piano sociale e culturale, su questa lunga fase di transizione, sulla capacità di affrontare i rischi e non eluderli per la stagione che verrà, sul rispetto per le istituzioni democratiche nei confronti dell’Europa, sulle religioni e in particolare quella cattolica, italiana, con un pensiero di vicinanza e sostegno all’operato di papa Francesco”. Quello di Barbano, è stato sottolineato, è un “viaggio nel pensiero di un Paese davvero tradito dalla libertà, in cui nessuna èlite ha più il coraggio di dire il vero e di fare i conti con minoranze organizzate sotto la bandiera dei diritti acquisiti”.

Dal suo canto, il giornalista e scrittore ha fatto il punto sul “presente dell’Italia”, coniando il termine “consenzite”, che “surroga quel vuoto di corpi intermedi attraverso il rapporto diretto tra piazza e leadership. Questo ha a che fare con la libertà, dinnanzi alle forme in cui la democrazia si declina”. Attenzione però, dice Barbano, “all’uso delle parole, sempre decisivo nel racconto di un Paese: il giornalismo è la proiezione della dorsale politica ed etica della democrazia stessa nella società civile”. In tal senso, “va fatta una messa a fuoco della situazione attuale in cui l’opinione pubblica ha cambiato verso tramite tratti decisivi e una grammatica, una dialettica di contrasto”. Inevitabile il riferimento al “populismo che ha imposto un paradigma totalitario” e che può essere vinto “ma non annientandolo: sono le idee l’oggetto che ci riguarda”. Quattro, secondo il relatore, gli effetti del populismo stesso – “La finanziarizzazione del mercato; lo tsunami economico e l’avvento di nuovi lavori da collegare ai saperi; l’andamento demografico e la diversa polarità tra Europa e Africa; il ruolo che le religioni avranno nella globalizzazione” – e uno lo scopo che detta la sfida per la riconquista di una democrazia liberale in un’epoca “dominata dalla tecnica, dal Web e dalla finanza”: “La battaglia non è persa e la prospettiva che deve informarci di qui in avanti sta nel discrimine e nella sostanza di ciò che si chiama politica, una politica da praticare con coraggio, capacità autocritica e voglia di ricostruzione. Questo è l’impegno che a ciascuno deve assumersi secondo le proprie possibilità, orientato da quella moderazione ispirata dalla coscienza e dall’umiltà su cui si fondano i valori della nostra civiltà”.

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