Legalità: Libera, “riforma anticorruzione nasce già monca. Non attiva la giustizia contro i criminali dal colletto bianco”

“Siamo in presenza di una riforma anticorruzione che nasce già monca e che non sana le ferite di una giustizia scientemente ridotta all’impotenza quando si attiva contro criminali dal colletto bianco e che, soprattutto, non incide sul nodo cruciale della prescrizione, rinviata ad altra futura legge”. Lo afferma oggi una nota di Libera, l’associazione contro le mafie fondata da don Luigi Ciotti che promuove la cultura della legalità, a proposito del nuovo disegno di legge anticorruzione che si reggerebbe sul cosiddetto “Daspo” per i corrotti e sull’estensione della figura dell’agente sotto copertura anche ai reati contro la Pubblica amministrazione, attualmente limitato a reati di mafia e traffico di stupefacenti. Una riforma, secondo Libera, “che non tocca le nuove, sfuggenti forme di ‘corruzione a norma di legge’, nelle quali le retribuzioni illecite si smaterializzano in anonimi contributi a fondazioni politiche o in altri giochi di prestigio contabile”. Nel dettaglio, “lo spauracchio del Daspo rischia di diventare un’arma spuntata se i tempi ristretti di prescrizione continueranno a lasciar presagire una fine precoce di qualsiasi inchiesta complessa, nel ventre molle di un apparato giudiziario tanto spopolato di personale quanto affollato di procedure farraginose”, dove chi può assoldare i migliori studi legali “ha alte probabilità di stirare i tempi del procedimento fino alla sua eutanasia”. Questo “vale specialmente per gli impresari, che persino nella remota ipotesi di una condanna potranno sempre convertirsi in ‘facilitatori’ o assoldare prestanome per proseguire nei loro traffici con politici e funzionari come prima, anzi, più di prima”. “Nulla da eccepire”, invece, sulla potenziale utilità degli agenti sotto copertura: “È bene però non farsi illusioni eccessive”, precisa, perché si potrà forse “prendere con le mani nel sacco qualche ladro di polli negli uffici pubblici” per “corruzione spicciola”. Ma dove “la corruzione si è fatta pratica consuetudinaria e sistemica, specie quando entrano in ballo grandi affari e appalti milionari – avverte Libera –, disporre di una consolidata reputazione, aderenze e contatti personali, ‘referenze’ di personaggi affidabili risulta una precondizione necessaria per accedere a quei circuiti di scambio occulto”. Negli ultimi anni, conclude la nota, “tutte le più significative inchieste di corruzione hanno mostrato il coinvolgimento attivo di giudici, forze di polizia, agenti dei servizi segreti in veste di imputati”.

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