Divorziati risposati: mons. Paglia (Pav), “nessuna disputa tra rigore e condiscendenza pastorale”

“Amoris Laetitia chiede a tutta la Chiesa un ‘raddrizzamento di rotta’ perché ‘pensi se stessa’ come famiglia e non si limiti a parlare della famiglia”. Lo ha ribadito mons. Vincenzo Paglia, presidente della Pontificia accademia per la vita, che ieri pomeriggio a Catanzaro ha aperto i lavori del 50° Congresso nazionale dell’Associazione canonisti italiani con una relazione sul tema “Antropologia, Ecclesiologia e Magistero nell’Amoris Laetitia”. Secondo l’arcivescovo, “non c’è una ‘equivoca disputa’ tra rigore della dottrina e condiscendenza pastorale. Tutt’altro. C’è da dire chiaramente che il matrimonio è indissolubile e altrettanto chiaramente che la Chiesa è in uscita e non abbandona i suoi fedeli”. Nelle parole di mons. Paglia la convinzione che “va sviluppato di più il legame fra il sacramento del matrimonio e la famiglia, sino a poter dire con chiarezza che l’uomo e la donna non si uniscono in matrimonio semplicemente per loro stessi, bensì per l’edificazione di una famiglia intesa come luogo di generazione umana, di educazione filiale, di legame sociale e di fraternità ecclesiale”. “Il matrimonio – ha sottolineato il presule – è per la famiglia, non viceversa”. Quanto poi al tema dell’accesso ai sacramenti da parte dei divorziati risposati, si tratta “solo di alcuni casi e a determinate condizioni”. Mons. Paglia nel suo intervento ha notato come il dibattito e la polemica “si sono concentrate sul capitolo ottavo di Amoris Laetitia, anzi su una sola nota a pié di pagina, la nota 151, mentre un cambiamento è già avvenuto con san Giovanni Paolo quando in Familiaris Consortio al numero 84 determina in che modo i divorziati risposati siano nella comunione ecclesiale e non più ‘pubblici peccatori’”.

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