Decreto Salvini: card. Bassetti, “confido in un ripensamento”, preoccupa “stretta” sui permessi

“Confido in un ripensamento”. È il giudizio del card. Gualtiero Bassetti, arcivescovo di Perugia-Città della Pieve e presidente della Cei, sul decreto Salvini sull’immigrazione e la sicurezza. Rispondendo alle domande dei giornalisti durante la conferenza stampa a conclusione del Consiglio permanente dei vescovi italiani, Bassetti ha fatto notare che sul decreto Salvini, “è in atto una discussione” al termine della quale “potrò esprimere un parere, anche positivo”. Si tratta, quindi, di un documento “ancora in fieri”, sul quale però i vescovi italiani esprimono preoccupazione: “Mi sembra molto restrittivo – ha detto Bassetti – ma deve essere ancora discusso, approfondito, deve ancora intervenire il presidente della Repubblica”. “Il decreto è uscito in concomitanza con i nostri lavori”, ha fatto notare il cardinale: “Deve essere ancora approvato, potrebbe essere in qualche modo ritoccato”. “Mi preoccupa – ha proseguito – l’abrogazione dei permessi di soggiorno per motivi umanitari, o anche la loro riduzione: si rischia di esporre tante persone a un futuro incerto. Così come mi preoccupa l’espulsione legata al primo grado di condanna, mentre la nostra Costituzione prevede la presunzione di colpevolezza fino al terzo grado di giudizio”. Il decreto Salvini, ha fatto notare il presidente della Cei, “dovrebbe fronteggiare un periodo di emergenza, e invece tende ad abolire la concessione dei permessi di soggiorno per motivi umanitari, e non solo per motivi di emergenza”. In questo modo, “si toglie ai prefetti e ai giudici la discrezionalità esercitata nel riconoscimento della protezione umanitaria. In assenza dei permessi suddetti l’unica via possibile è rilasciare permessi speciali per cure mediche o per il ritorno nei Paesi di origine per breve tempo”. Nel decreto, ha proseguito il cardinale, vengono inoltre “ampliati i reati per il diniego della protezione”, ad esempio prevedendo che “la cittadinanza venga revocata per reati non necessariamente gravissimi”.

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