Papa in Estonia: incontro autorità, “il benessere non è sempre sinonimo di vivere bene”. Essere “artigiani di legami”

“Il benessere non è sempre sinonimo di vivere bene”. Lo ha detto il Papa al popolo estone, nel suo discorso al palazzo presidenziale di Tallinn, in cui ha sottolineato che “l’umanità vive in questo momento una svolta storica che possiamo vedere nei progressi che si producono in diversi campi. Si devono lodare i successi che contribuiscono al benessere delle persone”. Ciononostante, quello che nel nostro tempo si registra è una “fatica esistenziale”, la tesi di Francesco: “Uno dei fenomeni che possiamo osservare nelle nostre società tecnocratiche – ha affermato – è la perdita del senso della vita, della gioia di vivere e, quindi, uno spegnersi lento e silenzioso della capacità di meraviglia, che spesso immerge la gente in una fatica esistenziale”. “La consapevolezza di appartenere e di lottare per gli altri, di essere radicati in un popolo, in una cultura, in una famiglia può andare perduta a poco a poco privando, soprattutto i più giovani, di radici a partire dalle quali costruire il proprio presente e il proprio futuro, perché li si priva della capacità di sognare, di rischiare, di creare”, il grido d’allarme del Papa, che ha ammonito: “Mettere tutta la fiducia nel progresso tecnologico come unica via possibile di sviluppo può causare la perdita della capacità di creare legami interpersonali, intergenerazionali e interculturali, vale a dire di quel tessuto vitale così importante per sentirci parte l’uno dell’altro e partecipi di un progetto comune nel senso più ampio del termine. Di conseguenza, una delle responsabilità più rilevanti che abbiamo quanti assumiamo un incarico sociale, politico, educativo, religioso sta proprio nel modo in cui diventiamo artigiani di legami”. “Una terra feconda richiede scenari a partire dai quali radicare e creare una rete vitale in grado di far sì che i membri delle comunità si sentano a casa”, la proposta di Francesco, secondo il quale “non c’è peggior alienazione che sperimentare di non avere radici, di non appartenere a nessuno”. “Una terra sarà feconda, un popolo darà frutti e sarà in grado di generare futuro – ha concluso il Papa – solo nella misura in cui dà vita a relazioni di appartenenza tra i suoi membri, nella misura in cui crea legami di integrazione tra le generazioni e le diverse comunità che lo compongono; e anche nella misura in cui rompe le spirali che annebbiano i sensi, allontanandoci sempre gli uni dagli altri”. “Potete sempre contare sul sostegno e sull’aiuto della Chiesa cattolica, una piccola comunità tra di voi, ma con tanta voglia di contribuire alla fecondità di questa terra”, ha assicurato Francesco: “Vi ringrazio ancora per l’accoglienza e l’ospitalità. Il Signore benedica voi e l’amato popolo estone. In modo speciale, benedica gli anziani e i giovani affinché, conservando la memoria e facendosi carico di essa, facciano di questa terra un modello di fecondità”.

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