Papa in Lettonia: incontro ecumenico nella cattedrale luterana di Riga, cercare “unità” senza “guardare le ferite del passato”. No a “chiusura” e “rassegnazione”. “Continui a suonare la musica del Vangelo in mezzo a noi”

“La missione oggi continua a chiederci e a reclamare da noi l’unità; è la missione che esige da noi che smettiamo di guardare le ferite del passato ed ogni atteggiamento autoreferenziale per incentrarci sulla preghiera del Maestro. È la missione a reclamare che la musica del Vangelo non cessi di suonare nelle nostre piazze”. Lo ha ribadito il Papa, citando le parole di Gesù che riassumono “l’unica via possibile per l’ecumenismo”: “Padre, che tutti siano una sola cosa, perché il mondo creda”. “Nella croce della sofferenza di tanti giovani, anziani e bambini esposti spesso allo sfruttamento, al non senso, alla mancanza di opportunità e alla solitudine. Mentre guarda al Padre e a noi suoi fratelli, Gesù non smette di implorare: che tutti siano uno”, le parole fatte risuonare da Francesco nella preghiera ecumenica nella cattedrale luterana di Riga. “Alcuni possono arrivare a dire”, l’obiezione citata dal Papa: “sono tempi difficili e complessi quelli che ci capita di vivere. Altri possono arrivare a pensare che, nelle nostre società, i cristiani hanno sempre meno margini di azione e di influenza a causa di innumerevoli fattori come ad esempio il secolarismo o le logiche individualiste”. “Questo non può portare a un atteggiamento di chiusura, di difesa e nemmeno di rassegnazione”, il monito: “Non possiamo fare a meno di riconoscere che certamente non sono tempi facili, specialmente per molti nostri fratelli che oggi vivono nella loro carne l’esilio e persino il martirio a causa della fede. Ma la loro testimonianza ci conduce a scoprire che il Signore continua a chiamarci e invitarci a vivere il Vangelo con gioia, gratitudine e radicalità”. “Se Cristo ci ha ritenuti degni di vivere in questi tempi, in questa ora – l’unica che abbiamo –, non possiamo lasciarci vincere dalla paura né lasciare che passi senza assumerla con la gioia della fedeltà”, ha affermato Francesco: “Il Signore ci darà la forza per fare di ogni tempo, di ogni momento, di ogni situazione un’opportunità di comunione e riconciliazione con il Padre e con i fratelli, specialmente con quelli che oggi sono considerati inferiori o materiale di scarto. Se Cristo ci ha ritenuti degni di far risuonare la melodia del Vangelo, smetteremo di farlo?”. “L’unità a cui il Signore ci chiama è un’unità sempre in chiave missionaria, che ci chiede di uscire e raggiungere il cuore della nostra gente e delle culture, della società postmoderna in cui viviamo, là dove si formano i nuovi racconti e paradigmi, raggiungere con la Parola di Gesù i nuclei più profondi dell’anima delle città”, il sentiero di comune impegno tracciato dal Papa, che implica la capacità di “rompere gli schemi noiosi nei quali pretendiamo di imprigionarlo e ci sorprende con la sua costante creatività divina”. “Ogni volta che cerchiamo di tornare alla fonte e recuperare la freschezza originale del Vangelo spuntano nuove strade, metodi creativi, altre forme di espressione, segni più eloquenti, parole cariche di rinnovato significato per il mondo attuale”, la certezza da cui partire.
“Cari fratelli, continui a suonare la musica del Vangelo in mezzo a noi!”, l’invito in forma di missione: “Non cessi di risuonare ciò che permette al nostro cuore di continuare a sognare e a tendere alla vita piena a cui il Signore, tutti, ci chiama: essere suoi discepoli missionari in mezzo al mondo in cui viviamo”.

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