Papa in Lituania: ai giovani, “non esistono identità da laboratorio”. “Non importa il risultato”. Non “leccarsi le ferite”, “è brutto vivere nelle lamentele”

(Foto Vatican Media/SIR)

“Puntate sulla santità a partire dall’incontro e dalla comunione con gli altri, attenti alle loro necessità”. È uno degli imperativi rivolti dal Papa ai giovani, nel suo ultimo discorso della prima giornata del viaggio nei Paesi baltici. “La nostra vera identità presuppone l’appartenenza a un popolo”, ha detto Francesco dalla piazza davanti alla cattedrale di Vilnius: “Non esistono identità di laboratorio, né identità distillate, identità purosangue”. “Esiste l’identità del camminare insieme, del lottare insieme, del camminare insieme”, ha proseguito a braccio: “Esiste l’identità di appartenenza a una famiglia, a un popolo. Esiste l’identità che ti dà l’amore, la tenerezza, preoccuparti per gli altri. Esiste l’identità che ti dà la forza per lottare e nello stesso momento la tenerezza per carezzare”. “Ognuno di noi conosce la bellezza e anche la stanchezza – è bello che i giovani ci stanchino – e molte volte il dolore di appartenere a un popolo. Qui è radicata la nostra identità, non siamo persone senza radici”, ha garantito Francesco. E’ la preghiera, ha spiegato, il modo per “combattere contro lo scoraggiamento di fronte alle difficoltà proprie e altrui, di fronte agli orrori del mondo”: “Come faremmo senza la preghiera per non credere che tutto dipende da noi, che siamo soli davanti al corpo a corpo con le avversità?”. Poi la citazione di una frase di Sant’Alberto Hurtado “Gesù ed io, maggioranza assoluta!”. “Non importa la forza dell’avversario! Non importa se è primo il Žalgiris Kaunas o il Vilnius Rytas. Qual è il primo? Non importa qual è il primo, non importa il risultato, ma che il Signore sia con noi”, ha commentato Francesco citando le squadre di calcio locali. Altro consiglio del Papa ai ragazzi: “Aiutare gli altri”, per “scoprire che vicino a noi ci sono persone che stanno male, anche molto peggio di noi. Vedere la fragilità degli altri ci colloca nella realtà, ci impedisce di vivere leccandoci le nostre ferite”. “E’ brutto vivere nelle lamentele, è brutto! E’ brutto vivere leccandosi le ferite!”, ha esclamato ancora fuori testo.

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