Sla: Mazza, “come se migliaia di micro interruttori si staccassero”

“Non è piacevole sentirsi dire che si tratta del male che ti ha colpito. Soprattutto quando sai cosa ti succederà: poco a poco, giorno dopo giorno, come se migliaia di micro interruttori si staccassero l’uno dopo l’altro, i tuoi muscoli perderanno forza irreversibilmente, farai sempre più fatica a parlare fino a quando la voce non se ne andrà; e alla fine, perfettamente lucido e prigioniero di un corpo che non ti risponde più, smetterai di respirare”. Lo scrive Salvatore Mazza, giornalista di Avvenire in pensione e che ha scoperto da poco di essere affetto da Sclerosi laterale amiotrofica (Sla), inaugurando oggi sul quotidiano cattolico l’appuntamento quindicinale “Shalom”. Ripercorrendo l’origine della sua malattia, Mazza racconta che “era cominciato con un dito, l’indice della mano destra, che non rispondeva ai comandi come avrebbe dovuto”. “Ma c’erano quei muscoli delle braccia che si contraevano da soli, come in una danza impazzita”. Dopo un’elettromiografia, di corsa al Centro Nemo, al Policlinico Gemelli. “Otto mesi, tra alti e bassi, nutrendo speranze a dispetto della consapevolezza che troppi di quei micro interruttori si andavano staccando. Fino al 20 marzo 2017, quando i segnali non erano più equivocabili – racconta Mazza -. Ricordo perfettamente lo scambio di sguardi tra Sabatelli e la dottoressa Amelia Conte, e non ci sarebbe stato bisogno di aggiungere parole. Quel giorno le tre lettere che per tanto tempo avevo temuto sono diventate parte della mia vita”.

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