Papa Francesco: all’Anmil, “vicinanza” a vittime di incidenti sul lavoro. No a “tagli”, più tutele a donne, anziani e immigrati

(Foto Vatican Media/SIR)

“Quanti, sul lavoro, si sono infortunati con conseguenze permanenti e debilitanti, vivono una situazione di particolare sofferenza, soprattutto quando l’handicap che portano impedisce loro di continuare a lavorare e di provvedere a sé e ai loro cari, come un tempo facevano”. Lo ha detto il Papa, che ricevendo oggi in udienza i membri dell’associazione nazionale fra lavoratori mutilati e invalidi del lavoro (Anmil) ha espresso loro la sua “vicinanza”. “Dio consola chi soffre avendo Egli stesso sofferto, e si fa vicino ad ogni situazione d’indigenza e di umiltà”, ha proseguito Francesco: “Con la sua forza, ognuno è chiamato a un impegno fattivo di solidarietà e di sostegno nei confronti di chi è vittima di incidenti sul lavoro; sostegno che deve estendersi alle famiglie, ugualmente colpite e bisognose di conforto”. Facendo questo, per il Papa, l’Anmil “svolge un compito nobile ed essenziale, e richiama a tutta la società il dovere di riconoscenza e aiuto concreto verso quanti si sono infortunati nello svolgimento dell’attività lavorativa”. “La scarsità delle risorse, che giustamente preoccupa i governi, non può certo toccare ambiti delicati come questo, perché i tagli devono riguardare gli sprechi, ma non va mai tagliata la solidarietà!”, l’appello di Francesco, secondo il quale “l’indispensabile dimensione assistenziale non esaurisce i compiti della società e dell’Associazione stessa, che nello statuto prevede che si miri all’inserimento o reinserimento professionale e sociale, ed è attenta a che la solidarietà si coniughi sempre con la sussidiarietà, che ne rappresenta il completamento, in modo che ad ognuno sia permesso di offrire al bene comune il proprio contributo”. “L’insegnamento sociale della Chiesa, al quale vi esorto a ispirarvi sempre, richiama costantemente questo equilibrio tra solidarietà e sussidiarietà”, ha ricordato il Papa, che “va ricercato e costruito in ogni circostanza e ambito sociale, in modo che, da un lato, non venga mai a mancare la solidarietà e, dall’altro, non ci si limiti ad essa rendendo passivo chi ancora può dare un importante contributo al mondo del lavoro, ma lo si coinvolga attivamente, mettendo a frutto le sue capacità”. Lo “stile sussidiario”, la tesi di Francesco, “aiuta tutta la comunità civile a superare la fallace e dannosa equivalenza tra lavoro e produttività, che porta a misurare il valore delle persone in base alla quantità di beni o di ricchezza che producono, riducendole a ingranaggio di un sistema, e svilendo la loro peculiarità e ricchezza personale. Questo sguardo malato contiene in sé il germe dello sfruttamento e dell’asservimento, e si radica in una concezione utilitaristica della persona umana”. Di qui l’apprezzamento del Papa per “l’instancabile attività dell’Anmil a favore dei diritti dei lavoratori, a partire dai più deboli e meno tutelati, quali non di rado sono le donne, i più anziani e gli immigrati. Il nostro mondo ha bisogno qui di un sussulto di umanità, che porti ad aprire gli occhi e vedere che chi ci sta davanti non è una merce, ma una persona e un fratello in umanità”. Tra le attività dell’Anmil, Francesco ha citato in particolare “l’importante Testo unico sulla sicurezza, sulla cui piena attuazione siete chiamati a vigilare”, e il Rapporto sulla salute e la sicurezza nei luoghi di lavoro, presentato pochi giorni fa. “Insieme alla cultura del lavoro e della sicurezza è in gioco la sostanza stessa della democrazia, che si fonda sul rispetto e la tutela della vita di ognuno”, ha concluso il Papa.

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