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Papa Francesco: a partecipanti Conferenza xenofobia e populismo, politica non ceda a “tentazione di strumentalizzare le paure” per “miopi interessi elettorali”

foto SIR/Marco Calvarese

Nel discorso preparato, il Papa riprende i temi che sono stati al centro della Conferenza mondiale promossa per la prima volta a Roma dal Dicastero per il servizio dello sviluppo umano integrale e dal World Council of Churches (WCC), in collaborazione con il Pontificio Consiglio per l’unità dei cristiani. “Viviamo tempi in cui sembrano riprendere vita e diffondersi sentimenti che a molti parevano superati”, scrive il Santo Padre. “Sentimenti di sospetto, di timore, di disprezzo e perfino di odio nei confronti di individui o gruppi giudicati diversi in ragione della loro appartenenza etnica, nazionale o religiosa e, in quanto tali, ritenuti non abbastanza degni di partecipare pienamente alla vita della società. Questi sentimenti, poi, troppo spesso ispirano veri e propri atti di intolleranza, discriminazione o esclusione, che ledono gravemente la dignità delle persone coinvolte e i loro diritti fondamentali, incluso lo stesso diritto alla vita e all’integrità fisica e morale”. “La gravità di questi fenomeni non può lasciarci indifferenti. Siamo tutti chiamati, nei nostri rispettivi ruoli, a coltivare e promuovere il rispetto della dignità intrinseca di ogni persona umana, a cominciare dalla famiglia – luogo in cui si imparano fin dalla tenerissima età i valori della condivisione, dell’accoglienza, della fratellanza e della solidarietà – ma anche nei vari contesti sociali in cui operiamo”. Nel discorso, Papa Francesco non si rivolge solo al mondo della politica. “Coloro che traggono giovamento economico dal clima di sfiducia nello straniero – dice il Papa -, in cui l’irregolarità o l’illegalità del soggiorno favorisce e nutre un sistema di precariato e di sfruttamento – talora a un livello tale da dar vita a vere e proprie forme di schiavitù – dovrebbero fare un profondo esame di coscienza, nella consapevolezza che un giorno dovranno rendere conto davanti a Dio delle scelte che hanno operato”.

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