Economia: Vacchina (Acli), “crescita non genera inclusione. Occorre riformare welfare, politiche lavoro, sistema formativo, istruzione”

Profonde differenze territoriali; forbice tra ricchi e poveri sempre più allargata; asimmetrie sociali sempre più diffuse. E’ il quadro del nostro Paese di fronte al quale, afferma in un’intervista al Sir Paola Vacchina, responsabile tecnico del Dipartimento studi e ricerche delle Acli, occorre “tornare a fare i conti con la questione della redistribuzione sociale, riformando welfare, politiche del lavoro, sistema formativo, istruzione”. Prendendo lo spunto dalla recente ricerca Iref “Le cinque Italie al voto”, presentata a Trieste nel corso del 51° Incontro nazionale di studi delle Acli (13 – 15 settembre), l’esperta spiega che la recessione globale, “oltre a creare lacerazioni sociali profonde nel tessuto della nostra società, ha dimostrato che le ricette neoliberiste non funzionano più. Gli automatismi del mercato non garantiscono né benessere diffuso né coesione sociale. Mai come oggi viviamo in un modo diseguale e squilibrato”. In Italia sono aumentate le asimmetrie tra territori: il divario tra regioni centro-settentrionali e meridionali esiste ancora”, ma “nelle aree più dinamiche e produttive la forbice tra ricchi e poveri si è allargata di più rispetto ad altre realtà territoriali. Segno che la crescita non genera meccanismi di inclusione e adattamento sociale. Spesso avviene il contrario: sono le asimmetrie sociali a prevalere” di qui “l’impressione che si debba tornare a fare i conti con la questione della redistribuzione sociale, riformando welfare, politiche del lavoro, sistema formativo, istruzione che sono stati pensati per le passate generazioni di lavoratori e non sono più adatti alla condizione vissuta dai giovani”. A questo si aggiunge il rischio “desertificazione sociale” nelle aree più fragili dalle quali i giovani fuggono e rimangono abitate da anziani e persone senza rete mentre il  territorio subisce “tagli sulla sanità, deterioramento dell’ambiente e del decoro urbano” e “i pochi imprenditori che continuano la loro battaglia per risollevare le sorti della propria comunità territoriale restano isolati in zone dove la presenza della criminalità organizzata è ancora forte”.

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