Economia: Istat-Ifo-Kfo, crescita dell’area euro prosegue a un ritmo moderato. Dazi e politica monetaria Usa rappresentano rischi

Nella seconda parte dell’anno e nel primo trimestre del 2019, la crescita economica dell’area euro è attesa mantenere una dinamica congiunturale simile a quella registrata nel primo semestre 2018. Gli investimenti fissi lordi rappresenterebbero il principale fattore di sostegno, favorito dalle condizioni ancora favorevoli del mercato finanziario e dalle attese ancora positive, seppure con qualche segnale di indebolimento, sull’andamento dell’economia. È quanto emerge dall’“Euro-zone economic outlook” (Ezeo) diffuso oggi da Istat, Leibniz Institute for Economic Research at the University of Munich (Ifo) e Kof Swiss Economic Institute. “Nel periodo di previsione – si legge in una nota – l’inflazione annua è attesa attestarsi attorno al 2%, target fissato dalla Bce, sostenuta prevalentemente dagli aumenti dei prezzi dell’energia. Il livello dell’inflazione core rimane contenuto. I rischi per l’attuale scenario previsivo sono rappresentati dalle tensioni commerciali globali e dal rafforzamento delle crisi valutarie in corso in alcune economie dei paesi in via di sviluppo”. I dati certificano che nei primi due trimestri del 2018 la crescita del Pil dell’area euro ha perso slancio rispetto al periodo precedente (+0,4% la variazione congiunturale) condizionata negativamente dal rallentamento del commercio estero. La decelerazione è stata diffusa tra i Paesi dell’area euro. A luglio la produzione industriale ha segnato un calo congiunturale significativo (-0,8%). Nello stesso mese anche le vendite al dettaglio hanno registrato una flessione (-0,2%) rispetto a giugno mentre nel secondo trimestre la produzione nel settore delle costruzioni è tornata ad aumentare (+1,3% la variazione congiunturale). Nei prossimi mesi le imprese beneficeranno delle condizioni ancora favorevoli dei mercati finanziari e delle attese ancora positive sull’andamento dell’economia. Un ulteriore fattore di stimolo agli investimenti è rappresentato dall’alto livello della capacità produttiva utilizzata. Ad agosto 2018 l’inflazione ha segnato un tasso del +2% condizionata dall’aumento dei prezzi dell’energia rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. Per i prossimi mesi non si prevedono mutamenti sostanziali del profilo di crescita. Secondo l’Ezeo, “i rischi dell’attuale scenario previsivo sono legati all’accentuarsi delle tensioni commerciali globali alimentate anche dalla politica intrapresa dagli Stati Uniti sui dazi” considerato che gli effetti del rallentamento del commercio “potrebbero estendersi anche all’area euro”. “Un ulteriore rischio è rappresentato dal possibile irrigidimento della politica monetaria negli Stati Uniti”.

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