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Papa Francesco: Episcopalis communio, “se approvato espressamente dal Papa, il documento finale del Sinodo è magistero ordinario”. Cercare “nella misura del possibile l’unanimità morale”

foto SIR/Marco Calvarese

“Se approvato espressamente dal Romano Pontefice”, il documento finale partecipa del magistero ordinario del successore di Pietro”. È una delle novità contenute nella costituzione apostolica “Episcopalis communio” di Papa Francesco sul Sinodo dei vescovi, diffusa oggi. “Ricevuta l’approvazione dei membri, il documento finale dell’Assemblea è offerto al Romano Pontefice, che decide della sua pubblicazione”, si legge nell’articolo 18 a proposito della conclusione del processo sinodale: “Se approvato espressamente dal Romano Pontefice, il documento finale partecipa del magistero ordinario del successore di Pietro”. “Qualora poi il Romano Pontefice abbia concesso all’Assemblea del Sinodo potestà deliberativa – precisa ancora il Papa – il documento finale partecipa del magistero ordinario del successore di Pietro una volta da lui ratificato e promulgato. In questo caso il documento finale viene pubblicato con la firma del Romano Pontefice insieme a quella dei membri”. Per quanto riguarda l’approvazione del documento finale, Francesco invita a ricercare “nella misura del possibile l’unanimità morale”.
Già Paolo VI, ricorda Francesco nella Costituzione apostolica, stabilì che il Sinodo dei vescovi “avrebbe avuto normalmente funzione consultiva, offrendo al Romano Pontefice, sotto l’impulso dello Spirito Santo, informazioni e consigli circa le varie questioni ecclesiali”, ma al tempo stesso “avrebbe potuto godere anche di potestà deliberativa, qualora il Romano Pontefice avesse voluto conferirgliela”. Anche dopo la pubblicazione del Codice di diritto e del Codice dei Canoni delle Chiese orientali, il Sinodo dei vescovi ha “continuato a evolversi gradualmente”, fino all’ultima edizione dell’Ordo Synodi, promulgata da Benedetto XVI il 29 settembre 2006. “In questi anni, constatando l’efficacia dell’azione sinodale di fronte alle questioni che richiedono un intervento tempestivo e concorde dei pastori della Chiesa – scrive il Papa – è cresciuto il desiderio che il Sinodo diventi ancor più una peculiare manifestazione e un’efficace attuazione della sollecitudine dell’episcopato per tutte le Chiese”. “Tutti i pastori sono costituiti per il servizio al popolo santo di Dio, al quale essi stessi appartengono in virtù del sacramento del battesimo”, ricorda Francesco, a proposito della natura del Sinodo, “chiamato, come ogni altra istituzione ecclesiastica, a diventar sempre più un canale adeguato per l’evangelizzazione del mondo attuale, più che per l’autoconservazione”.

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