Diocesi: Modena, riapertura abbazia di Nonantola. Mons. Castellucci, “la fede non è un vaccino che evita la malattia”

“Nella Bibbia il serpente diventa simbolo del diavolo. Quando attraversiamo i deserti del dolore e le notti del dubbio, il serpente ci tenta: vorrebbe scoraggiarci, renderci inattivi e allontanarci da Dio e dagli altri”. Lo ha sottolineato ieri mons. Erio Castellucci, vescovo di Modena-Nonantola, nell’omelia della messa di riapertura al culto dell’abbazia nonantolana. Nelle letture della celebrazione c’è “un capovolgimento – ha continuato il vescovo -. Il serpente diventa simbolo di salvezza. Mosé è invitato da Dio a porre su un’asta quel segno di morte, perché chi lo guarda guarisca dal suo veleno. Dio, cioè, non ci salva nonostante le sofferenze, ma attraverso di esse. La fede non è un vaccino che evita la malattia – sarebbe troppo comodo – ma una medicina che permette di affrontarla mantenendo accesa la speranza”. Capovolgimento “ancora più evidente – ha spiegato il vescovo – nel Vangelo: Gesù paragona la sua futura crocifissione all’asta del serpente innalzata da Mosé. La croce, segno di maledizione, diventa segno di benedizione. Come può la pena più temuta e vergognosa trasformarsi in simbolo di benedizione? Gesù lo svela con queste parole: ‘Dio ha tanto amato il mondo da mandare suo Figlio’. La croce salva perché c’è sopra il Figlio di Dio che ha raggiunto il massimo della condivisione con i fratelli e il massimo dell’affidamento al Padre. Quella croce è davvero un crocevia: il culmine dell’amore di Dio per l’uomo e dell’uomo per Dio. Esternamente è solo segno di odio e di condanna, ma interiormente è segno di amore”.

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