Rome Half Marathon Via Pacis: mons. Sánchez de Toca (Pcc), “inclusione, ispirazione, impegno”. “Oratori esperienza di dialogo e integrazione”

“Inclusione, ispirazione, impegno”. Queste, spiega al Sir mons. Melchor Sánchez de Toca, sottosegretario del Pontificio Consiglio della cultura e responsabile della sezione sport del dicastero, le linee guida della seconda edizione della Rome Half Marathon Via Pacis in programma domenica 23 settembre. Realizzata in partnership da Roma Capitale e dal dicastero vaticano in collaborazione con la Federazione italiana di atletica leggera (Fidal), la manifestazione prevede una mezza maratona di 21,097 km (Half Marathon) e una non competitiva di 5 km, Run for Peace, lungo un percorso che collega idealmente i luoghi di culto della capitale. “Questa seconda edizione – afferma mons. Sánchez de Toca – è già un successo in se stessa e non solo per il numero di iscritti, ma per il fatto che abbiamo dimostrato che non era un’iniziativa isolata”. Quest’anno, prosegue, “si ispira molto alla figura di Nelson Mandela, un grande leader che ha saputo fare dello sport uno strumento di coesione nazionale. Famosa la sua citazione: ‘lo sport ha il potere di cambiare il mondo’, ed è vero”. L’appuntamento sportivo è stato infatti inserito dalla Nelson Mandela Foundation tra gli eventi internazionali commemorativi del centenario della nascita del leader sudafricano al quale è stata dedicata la medaglia dei finisher. Tre, per il sacerdote runner, le parole chiave della manifestazione.
“La conferenza su sport e fede in Vaticano del 2016 – spiega – aveva identificato tre colonne: inclusione, ispirazione, impegno. Ispirazione: lo sport per la vita, lo sport cambia la vita; inclusione: sport per tutti; impegno: lo sport come strumento di cambiamento sociale”. Del resto “questa Via Pacis è figlia di quella conferenza” nel corso della quale leader di diverse confessioni religiose avevano lanciato una dichiarazione di principi sullo sport che verranno letti il 23 settembre prima del via. “Principi – chiosa Sánchez – che vogliono ispirare lo sport ma anche le stesse comunità di fede tra le quali ci deve essere un’alleanza sempre maggiore”. L’evento è stato preparato insieme “a fratelli di altre comunità” con “la volontà di costruire insieme qualcosa”. E a proposito di integrazione e dialogo: “esistono già diverse esperienze dove funzionano come molti oratori parrocchiali nei quali la maggior parte dei ragazzi sono figli di immigrati e molti di loro non sono nemmeno cattolici”.

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