Papa Francesco: udienza, “il vero schiavo è chi non è capace di amare”. No ai vizi capitali

(Foto Vatican Media/SIR)

“Il goloso, il lussurioso, l’avaro, l’iracondo, l’invidioso, l’accidioso, il superbo, e così via, sono schiavi dei loro vizi, che li tiranneggiano e li tormentano”. Lo ha assicurato il Papa, che al termine della catechesi dell’udienza di oggi ha stilato un elenco dettagliato di tutti i “vizi” e i peccati che ci rendono “incapaci di amare”. “Non c’è tregua per il goloso, perché la gola è l’ipocrisia dello stomaco, che è pieno ma ci fa vedere che è vuoto”, ha esordito Francesco: “Non c’è tregua per il goloso e il lussurioso che devono vivere di piacere; l’ansia del possesso distrugge l’avaro, sempre ammucchiando soldi e facendo male agli altri; il fuoco dell’ira e il tarlo dell’invidia rovinano le relazioni”. “Gli scrittori dicono che l’invidia fa venire giallo il corpo e l’anima”, ha aggiunto a braccio: “Come quando una persona ha l’epatite, e diventa gialla, gli invidiosi fanno gialla l’anima, perché mai possono avere la freschezza della salute dell’anima. L’invidia distrugge”. No, inoltre, all’accidia, “che scansa ogni fatica rende incapaci di vivere”, e all’”egocentrismo superbo, quell’ego di cui parlavo”, che “scava un fosso profondo fra sé e gli altri”.
Il “vero schiavo, colui che non conosce riposo”, è allora “chi non è capace di amare”. “E tutti questi vizi, questi peccati, ci allontanano dall’amore e ci rendono incapaci di amare”, ha proseguito il Papa ancora una volta fuori testo: “Siamo schiavi di noi stessi e non siamo capaci di amare, perché l’amore è sempre verso gli altri”. “Il terzo comandamento, che invita a celebrare nel riposo la liberazione, per noi cristiani è profezia del Signore Gesù, che spezza la schiavitù interiore del peccato per rendere l’uomo capace di amare”, ha concluso Francesco: “L’amore vero è la vera libertà: distacca dal possesso, ricostruisce le relazioni, sa accogliere e valorizzare il prossimo, trasforma in dono gioioso ogni fatica e rende capaci di comunione. L’amore rende liberi anche in carcere, anche se deboli e limitati. Questa è la libertà che riceviamo dal nostro Redentore, il Signore Gesù Cristo”.

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