Consiglio d’Europa: mons. Gallagher, “patrimonio diritti umani oggi è messo in discussione nella teoria e nella pratica”

(Strasburgo) Il simposio sulla Dichiarazione dei diritti dell’uomo, svoltosi ieri al Consiglio d’Europa, è stato introdotto da mons. Paolo Rudelli, osservatore permanente della Santa Sede presso il CdE, cui sono seguite relazioni di Emmanuel Decaux, professore emerito dell’Università Panthéon Assas Parigi II, e di Guido Raimondi, presidente della Corte europea dei diritti dell’uomo. Amplissimo il ventaglio di osservazioni emerse rispetto alla storia della Dichiarazione, all’evolversi della giurisprudenza in materia, alle nuove sfide poste dalle trasformazioni dell’era globale, a partire da povertà, mutamenti climatici, crisi economica, migrazioni, tratta delle persone, violenza di genere e altre innumerevoli forme di discriminazione. Mons. Gallagher ha affermato ancora: “Il Consiglio d’Europa ha come suo riferimento più immediato e statutario la Convenzione europea dei diritti dell’uomo. Essa, tuttavia, è profondamente relazionata con la Dichiarazione universale. Sia a motivo della genesi del testo, che si colloca in quegli anni immediatamente successivi al secondo conflitto mondiale, così fecondi per la redazione dei documenti fondatori in materia di diritti umani. Sia perché proprio il carattere universale dei diritti umani richiede un dialogo costante tra sistemi regionali della loro protezione e l’intera comunità internazionale”.
Per la Santa Sede, l’anniversario della Dichiarazione è “l’occasione per riaffermare il proprio impegno a servizio della causa dell’uomo, in un contesto, ne siamo consapevoli, nel quale il patrimonio prezioso dei diritti umani, che la comunità internazionale aveva solennemente proclamato come fondamento di un nuovo ordine all’indomani degli orrori della guerra, appare seriamente messo in discussione, tanto nella teoria come nella pratica”. “Siamo fermamente convinti che il principio della dignità inerente ad ogni essere umano, con i diritti inalienabili che ne conseguono, che si rispecchia nel Preambolo della Dichiarazione universale, abbia una convergenza naturale e profonda con la comprensione biblica dell’uomo creato ad immagine e somiglianza di Dio e con il precetto dell’amore fraterno, che sono alla base della visione cristiana dell’uomo e del mondo. Essi sono altresì chiara espressione della natura che oggettivamente accomuna il genere umano”. Si tratta, secondo mons. Gallagher, “di concetti che Papa Francesco ha avuto occasione di ribadire nel discorso di inizio d’anno al Corpo diplomatico, richiamando proprio il 70° anniversario della Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo”. L’universalità dei diritti rappresenta, secondo il relatore, “la questione cruciale del nostro tempo, un vero argomento stantis aut cadentis, sul quale si gioca la possibilità che i diritti umani continuino a segnare l’orizzonte comune per la costruzione delle nostre società, il punto di riferimento obbligante per l’esercizio del potere politico, l’indicatore della rotta per la comunità internazionale”.

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