Albania: mons. Meta (Rrëshen), “edificare una Chiesa missionaria”

foto SIR/Marco Calvarese

“Non temere, piccolo gregge” perché, anche “in minoranza e in povertà”, “puoi segnare un nuovo inizio e tessere un percorso rinnovato per la Chiesa e la società”. Si conclude con un invito alla speranza la seconda lettera pastorale che mons. Gjergj Meta, vescovo di Rrëshen (Albania), consegna oggi alla diocesi, a un anno dall’inizio del ministero episcopale. “In questi dodici mesi – confida Meta – ho avuto modo di visitare diversi villaggi, d’incontrare molte persone e di recarmi in molti luoghi della nostra Chiesa locale. Ovunque ho trovato Dio e la sua benedizione che non è mai stata rimossa da questo popolo. Io non ho portato nulla di nuovo, anzi… Da tutti ho ricevuto qualcosa che sta cambiando la mia vita, di giorno in giorno. Una vera e propria conversione. Ed è con questo spirito che oggi consegno un itinerario in cui tutti – vescovo, sacerdoti, religiosi e religiose, laici – devono sentirsi coinvolti”. Partendo da una considerazione di fondo: anche qui è in atto una forte secolarizzazione. Perciò, “è necessaria una riforma affinché la Chiesa risponda alla situazione creata dal tempo attuale. È un’operazione difficile, delicata, ma necessaria e vitale, per annunciare nell’oggi il Vangelo della gioia. Inizieremo da alcune cose apparentemente semplici, ma che costituiscono l’inizio di un processo”. Anzitutto, la preghiera, perché “una comunità che prega e vive la liturgia, con devozione e concentrazione, parla più di ogni discorso”. E poi la formazione, “vera priorità per la nostra diocesi”. Da qui la richiesta di dedicare un sabato al mese proprio a questo obiettivo. “La presenza dei sacerdoti e dei religiosi è obbligatoria”, puntualizza il vescovo, spiegando che la prima parte dell’anno pastorale sarà dedicata allo studio delle costituzioni del Concilio Vaticano II, mentre la seconda parte, da gennaio a giugno, sarà scandita da laboratori sulla leadership nelle comunità, con focus sulla “Evangelii Nuntiandi” di Paolo VI e sulla “Evangelii Gaudium” di Papa Francesco. In questo modo, “potremo edificare una Chiesa missionaria, in cui tutti sono chiamati all’annuncio del Vangelo”. E ancora: l’importanza degli organi collegiali per “supportare il vescovo a livello pastorale, ma anche per operare con trasparenza e maturità nei diversi settori”. Infine, il problema della mancanza di sacerdoti. “Non è per me un’ansia questa – scrive Meta -. Se così fosse, sarebbe il modo peggiore per affrontare la situazione attuale, perché porterebbe a scelte affrettate e sbagliate. Invece, ho una certezza: bisogna pregare per le vocazioni e, insieme, dedicare più attenzione pastorale ai giovani”.

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