Costa Rica: Chiesa impegnata nell’accoglienza dei migranti nicaraguensi. Ríos Gadea (responsabile mobilità umana), “afflusso in aumento, molti dormono per strada”

“Stimiamo che siano circa 25mila i migranti nicaraguensi arrivati in queste settimane”. Lo afferma, intervistato dal Sir, Félix Ríos Gadea, responsabile della mobilità umana della Conferenza episcopale costaricense (Cecor), che continua: “Difficile però dare una cifra esatta, in quanto solo una minoranza entra in Costa Rica in modo regolare. Alcuni sono sicuramente dei rifugiati, altri cercano una migliore situazione economica”. Ríos spiega che “da circa quarant’anni nel nostro Paese si cerca di dare una risposta evangelica di fronte al fenomeno delle migrazioni. Negli anni Ottanta l’emergenza riguardò il Nicaragua; poi arrivarono molti colombiani, nel momento più duro del loro conflitto; più recentemente abbiamo avuto il caso dei migranti cubani e haitiani bloccati dal Nicaragua alla frontiera. La differenza principale è che solitamente la Costa Rica viene vista come un Paese di passaggio. In questo caso, invece, i nicaraguensi chiedono di stabilirsi qui, anche se la maggior parte spera di tornare se la situazione nel loro Paese migliorerà. Tra coloro che arrivano ci sono moltissimi giovani studenti, che portano con sé richieste di lavoro, formazione, integrazione, e anche di evangelizzazione e attenzione pastorale”. Il responsabile della mobilità umana non nega le difficoltà: “Questo afflusso è molto intenso, ma è nostro dovere dare una risposta. Stiamo cercando di fare una mappatura e di coordinare le forze con le realtà religiose che operano per i migranti, come ad esempio il servizio dei gesuiti, e con le tre diocesi maggiormente interessate. Operativamente, riusciamo a garantire dei centri che distribuiscono pasti, vestiario, generi di prima necessità”. La Chiesa, al momento, non gestisce invece centri di accoglienza con posti letto: “Ci sono due centri statali, uno nel Nord del Paese e uno nel Sud, Ma sono insufficienti e molti migranti stanno dormendo all’aperto. Stiamo valutando l’idea di aprire per la notte alcuni ambienti ecclesiali, stiamo cercando luoghi adeguati”. Al tempo stesso, conclude Ríos, pur dentro il principio di sussidiarietà, chiediamo allo Stato di assumersi le sue responsabilità”.

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