Diocesi: Caritas Noto, una serata con i minori stranieri ospiti dei centri di accoglienza di Modica

Una serata per rinnovare l’appello a “restare umani”: è stata organizzata ieri sera con i ragazzi dei sei centri di accoglienza per minori stranieri di Modica dalla Caritas diocesana di Noto, nello spiazzo antistante la Domus Sancti Petri. Un missionario, don Gianni Treglia, e altri due religiosi della comunità intercongregazionale, don Vittorio Bonfanti e suor Giovanna Minardi, hanno animato la platea con un gioco realizzato da corde, bastoni e fili per formare una rete. “È il filo delle nostre presenze – ha detto don Gianni –. Mali, Gambia, Ghana, Burkina Faso, Modica… Siamo qui per un momento insieme, per percorrere insieme un pezzettino di vita. Ma per percorrerlo insieme dobbiamo conoscerci”. Poi ciascuno si è presentato, l’uno parlando dell’altro in prima persona: il giovane del Bangladesh che ama disegnare bandiere, quello della Costa d’Avorio che è cuoco. Il ragazzo che nel suo Paese, la Guinea Bissau, studiava economia. Ora qui ha preso la terza media ma vuole studiare per portare a termine gli studi economici. A settembre andrà all’Istituto linguistico un giovane del Gambia, che a giugno ha conseguito il diploma di terza media con la media del 9. Ciascun ragazzo ha realizzato un disegno, per raccontare la propria terra. “Studio scienze umane perché voglio essere d’aiuto ad altre persone”, ha detto Zaikary, del Burkina Faso: “Sono fuggito dalla mia terra che beve sangue invece di acqua. Ho abitato prigioni di tante città diverse, tutte sporche. Ho camminato nella sabbia rovente dei deserti. Pensavo alla morte, ma la vita mi voleva con sé. Vengo da lontano nonostante la barca ballasse tra le onde, i corpi gonfi hanno fatto la mia salvezza. Sono molto contento di essere in Italia, mi trovo bene”. La serata si è conclusa con una cena comunitaria e musica africana. “Abbiamo chiesto ai ragazzi di portare con sé e condividere con i modicani qualcosa del proprio Paese – spiega Giorgio Abate, responsabile immigrazione della Caritas di Noto –. Perché la cosa fondamentale è conoscerci: storie, motivazioni del viaggio, aspirazioni. Per eliminare i pregiudizi, che nascono dalla mancanza di conoscenza delle storie di vita, delle situazioni che queste persone sono state costrette a vivere. È la nostra risposta all’appello di Papa Francesco, all’iniziativa ‘Share the Journey – Condividi il viaggio’. Per questo abbiamo chiesto loro di portare poesie, disegni e testimonianze”.

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