Cile: vescovi su abusi, “abbiamo mancato al dovere di pastori, piena collaborazione con autorità giudiziaria e trasparenza”. Una donna presiederà il Consiglio nazionale di prevenzione

L’inserimento nelle linee guida dell’esigenza di una piena collaborazione tra autorità ecclesiastiche e magistratura nei casi di abuso. La trasparenza da parte delle diocesi (e la richiesta di fare altrettanto alle congregazioni religiose) nel comunicare con tempestività qualsiasi avvio di investigazione previa su presunti casi di abuso. Nuovi poteri e competenze al Consiglio nazionale di prevenzione di abuso e accompagnamento delle vittime, che sarà d’ora in poi presieduto dall’avvocato Ana María Celis Brunet. Sono queste le principali decisioni assunte dall’assemblea plenaria della Conferenza episcopale cilena (Cech), che si è conclusa ieri a Punta de Tralca. I vescovi si sono riuniti in modo straordinario a partire da lunedì proprio per discutere dello scandalo sugli abusi, della recente visita in Vaticano da parte dei vescovi cileni e della lettera del Papa che ha fatto seguito a tale visita. I lavori sono stati allargati a partire da mercoledì anche ai rappresentanti delle congregazioni religiose del Paese, riuniti nella Conferre, sacerdoti, singoli religiosi, religiose e laici. I vescovi della Conferenza episcopale cilena, nel comunicato finale, riconoscono “umilmente” di aver mancato “al dovere di pastori nel non ascoltare, credere, prestare attenzione e accompagnare le vittime di gravi peccati e ingiustizie commessi da sacerdoti e religiosi. A volte non abbiamo reagito in tempo con il nostro potere e autorità di fronte a dolorosi abusi sessuali; per questo chiediamo in primo luogo perdono alle vittime”.

L’articolata dichiarazione conclusiva è stata letta dal presidente della Cech, mons. Santiago Silva Retamales, vescovo castrense del Cile, e dal segretario generale, mons. Fernando Ramos, vescovo ausiliare di Santiago. I vescovi, nel testo, ribadiscono il loro pentimento “di fronte a quanti hanno accompagnato le vittime, i loro familiari e coloro che si sono sforzati responsabilmente di cercare la verità, la giustizia, la riparazione, la purificazione, e alle centinaia di consacrati e laici che ogni giorno danno testimonianza dell’amore, della misericordia e della redenzione di Cristo e che vedono compromesso il loro ministero a causa di errori, peccati e delitti commessi. Specialmente, riconosciamo che non sempre abbiamo saputo accogliere nelle varie situazioni ecclesiali gli orientamenti del Consiglio nazionale di prevenzione, così da affrontare in modo opportuno i casi di abuso sessuale. Le nostre mancanze e omissioni hanno causato dolore e perplessità, hanno danneggiato la comunione ecclesiale, hanno reso difficile la conversione e minato la speranza”.

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