Amoris laetitia: Bologna Sette, “il criterio di discernimento non segna il passaggio a una situazione di arbitrarietà e confusione”

“Le disposizioni dell’arcivescovo chiariscono che l’assunzione del criterio del discernimento non segna il passaggio a una situazione di arbitrarietà e confusione, affidando a ognuno la libertà di agire in modo diverso, o ai pastori di indicare ai fedeli percorsi differenti, a seconda della loro sensibilità”. Lo segnala il settimanale della diocesi di Bologna nel commento che sarà pubblicato domani, domenica 5 agosto, su Bologna Sette, riguardo alle “indicazioni” di mons. Matteo Zuppi per la recezione del capitolo ottavo di “Amoris lætitia”, nel quale Papa Francesco ha tracciato le linee generali per il discernimento, da operare nel caso delle coppie di divorziati risposati o in altri casi di situazioni matrimoniali dette “irregolari”. “L’opera di discernimento pone davanti a più forti esigenze di verità e di carità, che si comprendono appieno alla luce dei tre verbi che fanno da sfondo alle indicazioni: accompagnare, discernere e integrare – si legge nel testo di Bologna Sette -. Questi tre passaggi mostrano come il discernimento delle situazioni più difficili vada preceduto dall’accoglienza di ogni persona e abbia come fine l’integrazione all’interno della comunità”. Nel testo viene segnalato come “il discernimento non consiste in un ragionamento fatto a tavolino, mirato semplicemente a chiarire se chi vive situazioni matrimoniali ‘irregolari’ possa accedere ai sacramenti o quali compiti possa svolgere nella comunità, ma è un cammino compiuto insieme, in una relazione personale e pastorale che segni l’attenzione alle persone e al loro vissuto”. Un cammino che “parte dall’accoglienza e da un ascolto che diventa conoscenza approfondita e ‘buona relazione pastorale’ e si avvale del coinvolgimento degli operatori più indicati”. Obiettivo di questo cammino è “una maggiore integrazione all’interno della comunità cristiana”, perché “nessun percorso di discernimento può mai determinare l’esclusione, ma tenta di cogliere a fondo quale sia la modalità più giusta di inclusione e partecipazione alla vita della comunità”.

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