Giovani e fede: p. Cucci (La Civiltà Cattolica), “frattura nella trasmissione tra nonni e genitori”ma “il 72% si dice credente e il 13% va a Messa”

“La vera frattura nella trasmissione della fede in Italia” sembra essersi prodotta “tra la generazione dei nonni e quella dei genitori”. Lo sostiene p. Giovanni Cucci nel quaderno 4037 de La Civiltà Cattolica in uscita sabato 1° settembre. In preparazione al Sinodo mondiale su “I giovani e la fede” del prossimo ottobre, la rivista dei gesuiti propone uno sguardo su questo rapporto, riprendendo alcune recenti ricerche. Ciò che emerge è anzitutto la differente percezione del problema se letto con le categorie del sentire comune oppure se legato alla concreta esperienza personale. Nel primo caso, spiega Cucci, solo il 23% ritiene che la fede in Dio sia presente nella maggioranza dei giovani; quando invece la domanda verte sulle scelte personali, le percentuali variano sensibilmente: il 72% si professa credente, e di questo il 70% credente cattolico; il 27% ha una vita di preghiera, il 13% va a Messa la domenica, e il 60% ha una vita spirituale. Rimane critico il rapporto con l’istituzione Chiesa, ma le valutazioni negative sembrano legate più a “cose lette o apprese dall’esterno” che non a “esperienze traumatiche vissute”.
Per quanto riguarda l’apporto educativo della famiglia e il ruolo dei nonni, Cucci sottolinea come “il cambiamento avvenuto nel nostro Paese nel corso degli anni Sessanta abbia mandato in crisi un’appartenenza di fede” legata a un sentire sociale venuto meno. A ciò si è aggiunto un “benessere meramente materiale, unito a una preoccupante ignoranza circa il contenuto della propria fede, incapace di fornire una lettura sui principali problemi dell’esistenza”. Tra le indicazioni del gesuita, “dare rilievo alle esperienze vissute, per riconoscervi possibili insegnamenti pastorali”; non temere il dubbio che ha il compito di “proteggere la fede dalle derive del fondamentalismo e dell’estremismo”; non ridurre la fede a un “sì” o a un “no”; recuperare il “patto generazionale” e il ruolo dei nonni; curare la qualità delle relazioni nelle comunità ecclesiali.

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