Bosnia-Erzegovina: Banja Luka, “Scuola di pace” con la Caritas. I partecipanti sperimentano un giorno da rifugiati

Si svolge fino al 4 settembre a Banja Luka, in Bosnia-Erzegovina, l’annuale “Scuola di pace”, un progetto per conoscere questa parte d’Europa al quale partecipano, oltre ai giovani bosniaci, anche volontari del servizio civile della Caritas di Vittorio Veneto. Sotto la guida di Youth For Peace, i ragazzi riflettono, imparano e lavorano con il motto “La sfida delle migrazioni, xenofobia, crisi di identità e dialogo interculturale”. Nelle attività, si usano simulazioni e giochi di ruolo che permettono di sviluppare l’empatia. “I volontari si sono divisi le parti – racconta Daniele Bombardi, rappresentante della Caritas italiana nei Balcani –; qualcuno interpretava la donna islamica velata, qualcuno l’ebreo con la kippah, qualcuno il cristiano e qualcuno la filonazista che, recitando, doveva far sue le posizioni più becere… e come risponderle?”. Quindi i partecipanti al campo hanno vissuto qualche ora da rifugiati: in fila sotto il sole, accampati in tendopoli di plastica. “Un ‘gioco’ molto realistico, soprattutto nella diocesi di Banja Luka, dove ci sono moltissimi migranti”, aggiunge Bombardi. Il quale racconta: “la situazione con i rifugiati in Bosnia-Erzegovina purtroppo sta peggiorando perché i numeri stanno crescendo mentre le condizioni di alloggio e cibo stanno peggiorando”. L’operatore della Caritas afferma che “le autorità non hanno predisposto delle strutture di accoglienza e la gente dorme nei parchi o in edifici abbandonati”. Il problema-migranti a suo avviso non viene affrontato anche a causa delle prossime elezioni politiche del 7 ottobre.

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