Perdonanza celestiniana: card. Petrocchi (L’Aquila), “la conversione non si limita all’emancipazione dal male, domanda anche una decisa crescita nel bene”

Il perdono “non può mai essere inteso come semplice azzeramento del debito e licenza a sbagliare di nuovo: alla misericordia si affianca sempre l’invito esigente del Signore: ‘va e d’ora in poi non peccare più’ (Gv 8,11). La conversione che il pellegrinaggio giubilare ci chiede non si limita ad una emancipazione dal male: essa domanda anche una decisa crescita nel bene”. Lo ha affermato questo pomeriggio l’arcivescovo di L’Aquila, il card. Giuseppe Petrocchi, nell’omelia pronunciata durante la messa di chiusura della Porta Santa di Collemaggio per la Perdonanza celestiniana. “Sappiamo che vivere la misericordia è un’arte difficile, che si apprende gradualmente, con l’esercizio e con la piena fiducia nella forza redentiva della grazia”, ha sottolineato Petrocchi, rilevando che “come ogni virtù, non si improvvisa”. “Occorre aver maturato convinzioni ed esperienze consolidate – ha spiegato il cardinale – per riuscire a ricevere e dare perdono, con generosità e con gioia”. “Il perdono richiede non solo una disponibilità del cuore, ma anche un’attitudine della mente: bisogna, infatti, avere chiari i motivi evangelici e umani per cui si perdona”, ha proseguito l’arcivescovo, sottolineando che “il perdono è una medicina, anzitutto per se stessi. Guarisce molte malattie spirituali, psicologiche e comunitarie, che intossicano la nostra esistenza”. “Il perdono – ha ammonito – è la prima regola nella grammatica della buona convivenza, a livello interpersonale e sociale. È una grazia da implorare e una fiamma da mantenere accesa, attraverso l’esercizio di una fraternità solidale e lungimirante, perché alimentata dalla speranza”.
Il cardinale ha invitato a “vigilare per non contrarre il ‘cancro’ di Erodiade” che “è dominata dall’astio e dall’odio” così come “dobbiamo stare attenti a difenderci dall’Erode che portiamo dentro” visto che “spesso – anche noi, come lui – sentiamo il fascino della verità, ma poi siamo incostanti e non disposti a pagare il prezzo della coerenza”. E, dopo aver ricordato che perdonare “è volontà perseverante di bene e apertura creativa alla speranza”, Petrocchi ha esortato: “guardiamoci dalla mentalità insidiosa che considera antagoniste misericordia e giustizia” perché come affermava san Tommaso d’Aquino: “La giustizia senza la misericordia è crudeltà, la misericordia senza la giustizia è madre della dissoluzione”.

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